Nuove regole per il consumo di bevande, stop agli sport organizzati all’aperto e al chiuso, uno screening a partire dai comuni più a rischio e preoccupazione per il passaggio del confine da parte dei cittadini sloveni.
Sono gli ultimi passi della strategia della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia per contrastare l’epidemia, che continua a generare numeri preoccupanti.
Nella settimana in cui il Governo italiano verificherà i dati della regione per decidere l’assegnazione della zona, il Presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga ha deciso di emanare una nuova ordinanza che impone nuove limitazioni, ma chiarisce anche dei punti critici della normativa nazionale.
Da domani in Friuli Venezia Giulia non sarà più possibile consumare cibo e bevande all’aperto, per evitare la possibilità di capannelli che spesso si formavano a poca distanza dal locali che fanno servizio da asporto; sospese tutte le attività sportive all’aperto e al chiuso, ma nel testo dell'ordinanza c'è anche una “forte raccomandazione” a evitare visite a casa di amici e conoscenti, così come l’uso dei mezzi pubblici se non strettamente necessario, e a spingere il più possibile con lo smart working.
Accanto alle nuove regole, la regione ha anche avviato a partire da mercoledì uno screening sulla popolazione di 6 comuni, Claut, Castelnuovo del Friuli, Dolegna del Collio, Sutrio, Socchieve e Paularo, che hanno avuto un indice di contagio superiore alla media, per cercare di isolare i positivi.
Si tratta, ha detto Fedriga spiegando l’ordinanza, “di interventi chirurgici, ma perché abbiano successo è necessaria come sempre la collaborazione della popolazione”, un appello ripreso anche dagli stessi sindaci dei comuni interessati all’operazione. Per ora la regione ha già ordinato 100 mila testi rapidi, ma lo screening, che è su base volontaria e nelle intenzioni della regione sarà via via esteso a tutto il territorio regionale, non è comunque un’alternativa alle misure di prevenzione: l’attenzione dovrà rimanere alta, in particolare in ambienti come la scuola, i luoghi di lavoro e i contagi fra conoscenti. Situazioni in cui la normativa non entra, ma che debbono essere affrontate con responsabilità.
Fedriga ha poi commentato anche la decisione del governo Sloveno di consentire ai propri cittadini di passare il confine per fare acquisti, esprimendo “preoccupazione”. “L'apertura che fatto la Slovenia ci preoccupa, intanto perché ci sono delle situazioni non parallele nell’atteggiamento sul passaggio dei confini. Soprattutto però, e l’ho segnalato al governo perché come regione non possiamo ovviamente intervenire direttamente sulla chiusura o l’apertura dei confini, la Slovenia ha giustamente deciso di chiudere quando ne sentiva il bisogno, e altrettanto giustamente il nostro paese deve tutelare le popolazioni delle aree di confine, perché altrimenti rischiamo di fare forti sacrifici, e qui li stiamo facendo, ma di avere un contagio che viene da altre parti”.
Riguardo al possibile passaggio della regione in zona rossa, entro venerdì il governo dovrà decidere, Fedriga non ha voluto fare previsioni, anche perché, ha spiegato, le decisioni vengono prese su dati delle due settimane precedenti. “Siamo al paradosso – ha detto – che due settimane fa gli ultimi dati erano buoni e siamo passato in zona arancione, mentre ora, in cui vediamo che la situazione è più problematica, se si fa riferimento alle due settimane passate potremmo anche tornare in zona gialla. Proprio per questo – ha concluso – abbiamo chiesto una modifica dei parametri, rendendoli più semplici e trasparenti, e magari considerando anche dei fattori di previsione, in modo da anticipare il virus anziché inseguirlo.
Alessandro Martegani