L’ombra della criminalità organizzata si allunga anche sul Friuli Venezia Giulia. Anche l’ultimo rapporto del Ministero degli interni aveva sottolineato i rischi crescenti d’infiltrazione delle mafie nella regione, e ora in un’indagine su un giro di estorsioni viene ipotizzata l’aggravante del metodo mafioso fin dalle indagini preliminari.
Nel mirino dei criminali c’erano i commercianti ambulanti friulani e veneti, sottoposti a pressioni e minacce da un gruppo criminale deciso a imporre il proprio controllo sull’area di Bibione e anche in altre località del litorale friulano e veneto.
La Direzione Investigativa Antimafia e il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Trieste hanno fermato nove persone, accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per mantenere il controllo ed evitare lo sviluppo del commercio regolare a Bibione e in altre località del litorale fra Friuli Venezia Giulia e il Veneto, gli arrestati avrebbero messo in atto spedizioni punitive con armi nei confronti di chi non si piegava alla volontà del gruppo criminale. Nessuno però denunciava quanto accadeva, e le indagini sono partite da normali controlli eseguiti dalle forze dell’ordine nei mercati locali.
Nelle case degli arrestati sono stati trovati centomila euro in corone della Repubblica Ceca, una pistola con matricola abrasa e armi bianche, come pugni di ferro, manganelli e coltelli.
Il Procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, ha sottolineato come la scoperta di un’organizzazione di stampo mafioso che opera “in un ambiente sociale così modesto porta a un velo di inquietudine, perché – ha aggiunto - vuol dire che potrebbe essere dappertutto e parliamo di una regione in cui ci ostiniamo a voler credere che non ci sia nessuna penetrazione degli ambienti criminali". È la prima volta che a Trieste un giudice riconosce l'esistenza dell'aggravante del metodo mafioso nelle fasi preliminari.
Sempre fra Friuli Venezia Giulia e Veneto si è svolta alle prime ore di questa mattina anche una vasta operazione della Questura di Pordenone nei confronti di 21 persone, che avrebbero gestito una rete di smercio all'ingrosso e al dettaglio di sostanze stupefacenti nelle province del Nord-Est della penisola.
Alessandro Martegani