Mantenere la norma che punisce il reato di clandestinità è una follia: non aumenta il tasso di sicurezza dei cittadini e fa lavorare a vuoto la macchina giudiziaria.
A dirlo non è un politico o un attivista contrario alla legge sull’immigrazione in vigore in Italia, ma un magistrato, il Procuratore di Trieste Antonio De Nicolo, interpellato dall’agenzia Ansa sulle possibili ricadute giudiziarie per chi arriva in Italia fuggendo dall'Ucraina.
Inserito nell’ordinamento italiano nel 1998 con la legge Bossi Fini e modificato nel 2009, il reato d’immigrazione clandestina è previsto per i cittadini extracomunitari che entrano e soggiornano in Italia senza rispettare le procedure previste. Si tratta di un reato minore, che viene punito con una sanzione pecuniaria, che va da un minimo di cinquemila a un massimo di diecimila euro, ma che in ogni caso impegna la macchina giudiziaria, senza peraltro aver storicamente mai inciso sui flussi d’immigrazione clandestina.
Ora l’arrivo dei cittadini ucraini in fuga dalla guerra, ha sottolineato il procuratore di Trieste, evidenzia “in maniera drammatica, dal punto di vista giudiziario, l'assurdità della norma che punisce il reato di clandestinità”.
Le persone che lasciano la guerra non sono europee e “potenzialmente sono tutti autori del reato dell'art.10 bis della legge sui clandestini”, ha spiegato. “Questa norma – ha aggiunto - è totalmente inutile: non aumenta di un millimetro il tasso di sicurezza dei cittadini e fa lavorare a vuoto la macchina giudiziaria, senza speranza di poter dare un messaggio positivo”.
De Nicolo ha ricordato di aver “più volte segnalato le contraddizioni della norma” ma, ha spiegato, sono rimaste “del tutto inascoltate, come spesso accade ai magistrati”.
“Per fortuna - ha concluso - l'Europa e non l’Italia, che non capisce quanto sono drammatiche le conseguenze di un reato che non serve a nulla, ci dà una mano con una decisione del Consiglio per agevolare l'ingresso di questi signori. Potremmo utilizzare sotto il profilo giudiziario questa decisione europea per poter archiviare in massa questi fascicoli senza generare arretrato giudiziario, non c'è bisogno di farne altro”.
Alessandro Martegani