Un’azienda che ha contribuito a costruire la storia di Trieste in un secolo e mezzo, e che, attraverso le immagini e i manifesti, ha anche documentato la storia della città e delle terre circostanti. È dedicata alla produzione di 150 anni attività dalla Modiano, l’azienda fondata un secolo mezzo fa a Trieste da Saul David Modiano la mostra curata e allestita dall'Istituto Regionale per la Cultura Istriano-Fiumano-Dalmata di Trieste.
Partita come una fabbrica di cartine da sigaretta, l’azienda si allargò alla litografia con uno stabilimento specializzato in riproduzioni artistiche e carte da gioco, che ebbe successo a livello mondiale, avviando la realizzazione artistica di cartelloni pubblicitari con la collaborazione di illustratori e artisti giuliani e mitteleuropei di grande talento.
Attualmente, dopo un cambio di proprietà, la Modiano produce dieci milioni di mazzi di carte fa gioco l'anno, più della metà esportate negli Stati Uniti, Spagna, Germania, Olanda, e Grecia, con grandi forniture per i casinò.
L’immagine dell'impresa rimane però legata al “Segno Modiano”, la produzione grafica esposta in via Torno a Trieste nella mostra curata dal direttore dell’Irci, Piero Delbello, che ha avuto a disposizione l’intero archivio storico dell’azienda, un patrimonio che testimonia il ruolo avuto dall'azienda nello sviloppo della città: "Centocinquant'anni di Modiano - spiega - stanno a significare 150 anni di grande fermento, iniziato al momento forse in cui di più si poteva in queste nostre terre, che amiamo chiamare del confine orientale, di più si poteva muovere l'imprenditoria, di più si poteva tentare l'azzardo, il colpo, in qualche modo, di fortuna. Le attività erano mille, ed ecco che in quel momento Modiano ha sviluppato un'attività che riesce, come la storia ci ha insegnato, a portare avanti nel tempo fino ad arrivare ai giorni nostri".
La Modiano ha anche realizzato, due volumi che raccolgono la produzione storica dell'azienda, mentre l'IRCI pubblicherà il volume dedicato alle cartoline stampate dalla Modiano nei primi Novecento, provenienti dalle raccolte conservate dall’istituto.
Alessandro Martegani