Questa volta il Tar non ha dato ragione ai genitori, ma si tratta di una decisione assunta più per motivi pratici che per ragioni di diritto.
A inizio settimana sul tavolo del Tribunale amministrativo regionale era giunto il secondo ricorso di un gruppo di genitori contro la nuova ordinanza della Giunta regionale emanata per confermare la didattica a distanza per le superiori fino a fine mese. I giudici avevano accolto il primo ricorso dei genitori, sottolineando come la didattica a distanza prolungata potesse avere un impatto negativo sulla socializzazione e sulla salute psicofisica dei ragazzi, e creasse disparità a causa del divario delle apparecchiature degli studenti.
La giunta aveva immediatamente risposto con una nuova ordinanza più argomentata che ribadiva la chiusura, ritenuta necessaria alla luce dei dati sull’epidemia in regione.
La decisione del Tar di respingere il nuovo ricorso, che confermava le ragioni di quello precedente, è stata assunta dopo una consultazione con le parti, ed è motivata dalla considerazione che ormai non ci sono i tempi tecnici per organizzare il rientro in classe prima di fine mese. La scuola dovrebbe comunque riaprire il primo febbraio, e considerando i giorni necessari per allestire il rientro, che sarebbe comunque al 50 per cento, e far pronunciare il Tar, i ragazzi andrebbero a scuola uno o al massimo due giorni prima rispetto a quanto previsto dall’ordinanza. “Tale limitatissimo periodo di tempo – dicono i giudici - non permette di ritenere particolarmente grave il danno lamentato dalla parte ricorrente”.
Tutto come da programma dunque, anche se il rapporto fra la Giunta da una parte e gli studenti e i genitori dall’altra ne esce di fatto compromesso. I ricorrenti hanno sottolineato come il Tribunale non abbia contestato le motivazioni del secondo ricorso, lasciando intendere di essere pronti a muoversi nuovamente se ci dovessero essere altri rinvii o limitazioni nell’apertura delle scuole superiori; la Giunta è riuscita a non piegarsi, e ribadisce come la decisione sia stata presa, pur nella consapevolezza del sacrificio chiesto ai ragazzi, sulla base dei dati epidemiologici che ancora non consentivano un rientro in sicurezza.
Scuole, prefetti e Regione intanto sono già al lavoro per dispiegare il piano di trasporto pubblico messo a punto in vista della ripresa, per evitare una diffusione dei contagi sui mezzi.
Alessandro Martegani
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