Uno dei temi più cari ai triestini, il tram di Opicina, e la ripresa dell’attività della linea, che sembra non arrivare mai dopo l’incidente avvenuto il 16 agosto 2016, è stato uno dei temi caldi della seduta del consiglio comunale di Trieste.
Sul tema erano state presentate ben quattro domande di attualità, (da parte dei consiglieri e consigliere Altin, Famulari, Kakovic e Richetti, rappresentanti di Punto Franco, Pd, Adesso Trieste e 5 Stelle, vale a dire pressoché di tutti i gruppi di opposizione) dopo le rivelazioni del quotidiano Primorski Dnevnik: il giornale della minoranza slovena, riportando dichiarazioni di una fonte interna al Comune, aveva segnalato come l'Agenzia pubblica per il trasporto ferroviario (Ansfisa), ente del Ministero delle Infrastrutture che segue l’esecuzione dei lavori sulla linea, avesse inviato al Comune una relazione tecnica segnalando una serie d’irregolarità ed errori commessi dall’impresa Vitale One e dal subappaltatore che hanno eseguito i lavori: in particolare la distanza fra le rotaie supererebbe la tolleranza prevista e ci sarebbero anche delle traversine da sostituire. Questi difetti comporterebbero altri importanti lavori sulla linea, ferma da quasi otto anni, con ulteriori costi per il Comune di Trieste, che ha già speso due milioni di euro, fondi del Comune e della Regione.
L’opposizione ha chiesto chiarimenti sulle nuove rivelazioni, rinviate però al mittente da parte dell’assessora Elisa Lodi: “È un articolo fuorviante – ha detto in aula – con dichiarazioni che non corrispondono al vero. Ansfisa non ha ancora finito il lavoro di verifica e finora ha presentato una relazione tecnica senza nemmeno tutte le schede previste”. L’assessora ha parlato di alcune “tolleranze millimetriche” che sono da tempo all’attenzione dell’amministrazione, e ha escluso che ci sia un aggravio dei costi.
Ragioni ceh non hanno convinto l’opposizione che ha anche invitato la giunta comunale a fornire informazioni trasparenti, senza attaccare la stampa quando vengono pubblicate notizie sgradite.
Nel corso dei lavori c’è stato spazio anche per un altro tema caldo per la città, quello della cabinovia: Riccardo Laterza, di Adesso Trieste, ha chiesto spiegazioni sul processo di progettazione, che aveva visto il coinvolgimento dell’architetto Fuksas, che aveva ideato delle futuristiche stazioni per la funicolare, salvo poi incontrare la contrarietà della soprintendenza, oltre che del Ministero dei beni culturali, che avevano determinato l’abbandono del progetto delle stazioni da parte dall’amministrazione comunale, circostanza che avrebbe anche rappresentato uno spreco di fondi pubblici.
Secondo l’assessora Lodi però il Comune ha sempre agito di concerto con le autorità preposte a tutelare il patrimonio artistico e architettonico del Porto Vecchio, e proprio l’incarico a Fuksas, ha aggiunto, “conferma la massima attenzione al progetto”.
Nel corso della seduta c’è stata anche la commemorazione, fra gli altri, del professor Samo Pahor, uno dei maggiori attivisti per i diritti della minoranza slovena in Italia, recentemente scomparso, da parte di Valentina Repini del Pd, che ha sottolineato la passione e la preparazione con cui Pahor ha sempre affrontato le sue battaglie. La sua lotta non fu solo per i diritti della minoranza, ha aggiunto, ma in generale per i diritti costituzionali. Repini ha anche letto un pezzo di un articolo dell’ex direttore del Primorski Dnevnik, Dušan Udovic, sulla figura di Pahor, e lo ha letto in sloveno, nell’aula del Consiglio comunale di Trieste: una volta questo non sarebbe stato possibile senza scatenare proteste, e forse è un po' anche merito di Samo Pahor se oggi questa è, per fortuna, una cosa normale.
Alessandro Martegani