L'incidente del 7 maggio scorso quando militari dell'esercito sloveno in servizio di pattuglia nell'area confinaria sul Carso, presso Kozina, avevano fermato un 32.enne triestino, Daniel Malalan, con doppia cittadinanza, slovena e italiana, che stava passeggiando assieme alla sua ragazza, corrisponde a realtà, non era inscenato. È quanto emerso alla riunione a porte chiuse della commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti, che ha esaminato il rapporto dei servizi di intelligence, rapporto illustrato da Andrej Osolnik, direttore dell'organismo, che opera all'interno del Ministero della Difesa. Il presidente della commissione, Matjaž Nemec, lo ha confermato al termine della seduta, dicendo di non poter rivelare se uno dei militari abbia anche puntato il fucile contro l'uomo. Il rapporto sulla vicenda è stato trasmesso lo scorso venerdì alla Procura distrettuale della repubblica, a Capodistria. Sarà quest'ultima a decidere se proseguire o meno l'inchiesta, portandola in sede giudiziaria. La notizia dell'incidente era stata data per prima dal quotidiano Primorski Dnevnik, il 23 maggio, e poi ripresa da molti altri media. Inizialmente si era parlato dell'8 maggio quale data dell'incidente, quando però nel sito in questione non si trovavano pattuglie dell'esercito sloveno, che supportano le forze di polizia nel controllo della frontiera, in funzione anticlandestini.
Il ministro della difesa Matej Tonin, in un tweet dice che il militare coinvolto nella vicenda non ha puntato il fucile di ordinanza contro Daniel Malalan, non gli ha chiesto i documenti per l'identificazione, non lo ha fermato per accertamenti, bensì ha agito rispettando le regole di ingaggio. Conclusa l'inchiesta, rileva Tonin, è il momento di depoliticizzare il caso.
Delio Dessardo