Il conflitto in Ucraina sembra aver aperto definitivamente un confronto sul ruolo e sula struttura della Nato le prossime elezioni negli Stati Uniti potrebbero far mutare atteggiamo e anche misura della partecipazione all’Allenza Atlantica da parte di Washington, ma il dibattito si era aperto già da qualche anno ed è strettamente legato con l’aspirazione e anche con el difficoltà dell’Europa a dotarsi di uan difesa e uan politica estera comune.
Di questi temi si è dibattito all’Università di Trieste, nel corso di una conferenza dedicata al ruolo della Nato (Deterrenza e difesa dopo l’Ucraina), “Indubbiamente – dice Federico Donelli, docente di Relazioni Internazionali all'Università di Trieste che ha moderato l’incontro - alla luce della situazione in Ucraina, e delle incognite legate alle prossime elezioni sia europee sia statunitensi, la Nato ha riacquisito una centralità, soprattutto in termini di ripensamento e riconfigurazione dell’alleanza, e potrebbe rappresentare anche una sorta di spina dorsale o base di partenza per un futuro esercito europeo”. “Indubbiamente – aggiunge - la situazione e il contesto internazionale che stiamo vivendo comportano un ripensamento sul ruolo dell'esercito: il discorso è che l'esercito significa anche politica estera, e qui sta il grande dubbio, la grande incognita sul futuro, poiché un'Europa dotata di un esercito dovrà necessariamente anche dotarsi di una politica estera comune”.
L’incontro ha preso in esame in particolare il ruolo dei sistemi di difesa tecnologicamente innovativi e i possibili scenari futuri, e in generale i cambiamenti e le conseguenze della guerra in Ucraina sui sistemi di difesa e deterrenza europei e atlantici.
“A partire dal 2014 – ha spiegato Andrea Gilli, visiting fellow dell'Istituto Affari Internazionali, ricercatore e consulente nel settore della Difesa -, e ancora di più dal 2022, quello che abbiamo osservato è stato un rafforzamento dell'importanza della Nato, soprattutto perché quella che è stata, storicamente, la funzione principale dell'Alleanza Atlantica, la deterrenza e difesa nell'area euro-atlantica, è tornata in voga per via dell'aggressività russa, che prima ha annesso la Crimea, e poi ha invaso direttamente tutta l'Ucraina nel 2022”.
“Per certi versi – aggiunge - le elezioni americane andranno ad influenzare molto il futuro dell'Alleanza, probabilmente la Nato non dipenderà interamente da questo, ma ciò che ci aspetta realisticamente è un futuro nel quale gli Stati Uniti chiedono ai paesi europei un maggiore sforzo in campo di difesa. Se noi guardiamo le due aree, il Nord America e l'Europa, notiamo che hanno fondamentalmente un livello di PIL totale simile, però l'Europa spende solo un terzo, o anche un po' di meno, di quello che spendono gli Stati Uniti in difesa: se l'Europa vuole rimanere un alleato importante per gli Stati Uniti, se vuole svolgere un ruolo importante per la sicurezza internazionale, deve spendere di più". Il progetto di esercito europeo rimane in ogni caso “molto difficile da raggiungere, perché richiederebbe una sovranità comune europea che, come vediamo, è molto difficile da ottenere: un rafforzamento delle capacità militari dei paesi dell'Unione Europea è però assolutamente complementare alla Nato, perché comunque la L’Alleanza Atlantica ha degli alleati che sono anche membri dell'Unione europea, e quindi questi paesi con più capacità potrebbero servire sia l'Unione Europea, sia la Nato”.
Non poteva mancare un accenno alla situazione in Medio Oriente, area che purtroppo, conclude Gilli, “vive una situazione d’instabilità da decenni, se non per certi versi da secoli, in particolare dalla fine del dell'impero Ottomano. I due principali attori militari o geopolitici sono Israele e l’Iran, che per ragioni differenti competono, e questa competizione ha avuto delle sfaccettature con l'attacco di Hamas del 7 ottobre e, più di recente, prima con l'attacco israeliano al Consolato iraniano in Siria, e poi con i bombardamenti dell'altro giorno. È difficile che si possa tornare a una rapida pacificazione tra i due paesi, però non è neanche detto che si debba tornare in una situazione di guerra totale”.
Alessandro Martegani