Quella sui vaccini è ormai anche una battaglia politica oltre che naturalmente una corsa contro il tempo per fermare il virus.
Dalla capacità dell’Italia, e soprattutto delle regioni a cui spetta la gestione sul territorio, di portare a termine l’immunizzazione dei cittadini nel più breve tempo possibile, dipenderanno probabilmente anche le sorti e le fortune politiche di molti amministratori.
Se in regioni come il Veneto, Luca Zaia continua a dormire sonni tranquilli, forte di un consenso che non sembra poter essere scalfito da eventuali ritardi nelle somministrazioni, peraltro in linea con la media nazionale, in altri casi le falle della campagna vaccinale rischiano di costare molto sul piano del consenso, come in Lombardia, dove i disservizi e i ritardi sono cronaca quotidiana, e il governatore Attilio Fontana è ormai criticato anche all’interno del centro destra.
Anche in Friuli Venezia Giulia si punta a fare in fretta, e l’amministrazione regionale, che ieri ha avviato le vaccinazioni sulla fascia over 75 e sui soggetti fragili, ha sottolineato più volte come, compatibilmente con la disponibilità dei vaccini, l’organizzazione proceda.
Secondo i dati forniti dalla fondazione Gimbe, punto di riferimento per i dati sul Covid in Italia, la regione è la prima del paese per percentuale di cittadini che hanno ricevuto la prima e la seconda dose, il 5,7 per cento su una media nazionale del 4,4, ma è penultima sulla percentuale di cittadini i che hanno ricevuto solo la prima dose, il 4,2 contro una media nazionale del 5 per cento. Cifre che dipendono soprattutto dalla scelta di garantire maggiori riserve, per evitare problemi in caso di taglio nelle consegne dei vaccini, ma sulla gestione delle vaccinazioni sono giunte anche critiche per le scelte fatte su alcune categorie: un rilievo avanzato, a livello più generale, anche dallo stesso Mario Draghi.
Guardano agli over 80, la categoria che per prima, dopo i sanitari, ha iniziato le vaccinazioni, in Friuli Venezia Giulia un quarto, il 25,5 per cento, hanno ricevuto entrambe le dosi, e un altro 21 per cento solo la prima.
Raffrontando i dati con quelli della Slovenia, un paese che per superficie e popolazione può essere usato come termine di paragone, il Friuli Venezia Giulia appare più meno sullo stesso livello: in Slovenia sono state vaccinate 191 mila persone solo con la prima dose, pari al 9,1 per cento della popolazione, poco più di 104 mila, pari al 4,2 per cento, hanno ricevuto anche la seconda.
Ora bisognerà vedere come procederà la campagna: con l’aumentare delle categorie da vaccinare, dovrebbe salire anche il ritmo delle vaccinazioni, con la necessità oltre che di vaccini e personale, anche di un’organizzazione in grado di gestire le prenotazioni e gli affluissi ai centri vaccinali della regione.
Alessandro Martegani