I rapporti fra la comunità slovena di Duino Aurisina e la sindaca Daniella Pallotta non erano stati facili fin dall’inizio, ma l’ultima decisione sembra aver alzato ancora di più la tensione.
A scatenare la reazione della componente slovena del comune dell’altopiano la decisione dell’amministrazione comunale di non utilizzare più a partire dal prossimo anno scolastico l’edificio della scuola elementare Virgil Šček.
Dalle verifiche effettuate l’edificio non rispetterebbe le norme antisismiche, e per tutelare la sicurezza dei bambini il comune sta valutando il trasferimento a Santa Croce, che si trova dell’area di competenza del Comune di Trieste, ed esaminando altre possibilità, come spiega la sindaca Pallotta: “Recentemente abbiamo avviato una serie di verifiche sulle norme antisismiche negli edifici scolastici, e la relazione preliminare che ci è stata consegnata in questa scuola evidenziava come fossero fuori norma 16 parametri su 32. In passato erano anche caduti dei calcinacci. Non credo si possa scherzare con la vita dei bambini”.
“Stiamo valutando le possibilità, il trasferimento a Santa Croce o delle strutture provvisorie – ha aggiunto – anche alla luce delle normative legate al Covid, ma di certo non possiamo stare fermi: mi spiace che la componente slovena della mia comunità abbia preso male la cosa, ma non si tratta assolutamente di una decisione assunta contro la minoranza slovena, abbiamo fatto la stessa cosa con una scuola italiana in passato”.
La decisione però ha provocato un’immediata levata di scudi da parte dell’associazione dei genitori, che hanno chiesto un’assemblea pubblica con la sindaca e non sembrano disposti cedere: non si sono presentati all’incontro convocato dalla sindaca con tre rappresentanti dei genitori, e hanno attaccato degli striscioni sull’edificio. La sindaca ha assicurato di essere disponibile al dialogo ma, ha aggiunto, “il primo interesse è la sicurezza dei bambini”.
“Le verifiche erano partite questo inverno – dice però Igor Gabrovec, consigliere regionale dell’Unione Slovena e genitore della scuola di Duino Aurisina – ma solo ora, ad anno scolastico terminato, abbiamo saputo della decisione: la scuola in realtà non è pericolante, non è a norma, e al momento, a parte la decisione di mandare i bambini in un altro comune, non sappiano se, quando e con quali costi l’edificio sarà rimesso in grado di ospitare nuovamente i nostri figli. Non si parla d’interventi o ristrutturazioni”. “Fra l’altro - aggiunge - la scuola Šček è fra quelle menzionate all’interno del memorandum di Londra, quindi la questione va al di là delle competenze dell’amministrazione comunale, potrebbe diventare un caso internazionale”.
I genitori non sembrano disposti cedere: non si sono presentati all’incontro convocato dalla sindaca con tre rappresentanti dei genitori, che hanno rifiutato il colloquio ribadendo la necessità di un confronto con tutta la comunità, e hanno attaccato degli striscioni sull’edificio.
Questa vicenda però sembra essere solo l’ultimo capitolo di un rapporto difficile fra la popolazione slovena della cittadina e l’amministrazione di centro destra, che ha vissuto altri momenti di tensione, come ad esempio quello innescato dal rifiuto della sindaca di esporre la bandiera slovena sul municipio nella giornata del 2 giugno, festa della repubblica in Italia.
Un invito al dialogo però giunge dalla Presidente dell’Unione culturale economica slovena Ksenija Dobrila: “Io, da dirigente scolastica oltre che da presidente dell’SKGZ – dice - invito a stare molto attenti con i problemi di sicurezza nelle scuole. Non dimentichiamoci che è in ballo la salute dei bambini, e credo che, quando si parla di sicurezza degli edifici scolastici, la questione riguardi tutti, sloveni e italiani, e vada esaminata e risolta senza contrasti. Noi in passato abbiamo avuto un caso analogo, nella scuola bilingue di San Giovanni al Natisone, dove abbiamo dovuto trasferire i bambini per una questione analoga. Credo che occorra valutare bene la situazione e trovare una soluzione perché ne va della vita dei bambini.”
“Quello delle scuole slovena in Italia in ogni caso – aggiunge la presidente dell’SKGZ- è un problema aperto, perché, al contrario di quanto avviene in altri paesi con delle comunità linguistiche, in Italia non c’è una regolamentazione e un’autonomia specifica, ad esempio per il numero dei bambini o dei ragazzi necessari per formare una classe. Abbiamo scritto ai due ministri dell’istruzione, di Italia e Slovenia, per sensibilizzare i due governi sul problema e trovare una soluzione.”


Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
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