La senatrice Tatjana Rojc, nel colloquio con il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha parlato di alcune delle problematiche della comunità slovena in Italia. Tematiche di cui Letta era già a conoscenza e per le quali ha dimostrato una certa sensibilità, come ha precisato proprio la Rojc:
"Letta conosce molto bene il nostro territorio, conosce bene la Slovenia, ha alcuni amici in Slovenia. Appena gli ho portato i saluti del presidente Borut Pahor si è illuminato, dicendomi che lo aveva incontrato qualche anno fa a Bled, ma che comunque si conoscevano da lunga data. Così come si conoscono da lunga data con il console generale della Repubblica di Slovenia a Trieste, Vojko Volk, che è stato Ambasciatore della Repubblica slovena a Roma. Quindi non abbiamo perso tempo con spiegazioni, su tutta la problematica, ma abbiamo toccato temi che riguardano sia la collaborazione tra Italia e Slovenia, abbiamo toccato temi per il confine e delle difficoltà che ci sono state sia recentemente, sia quando aspettavamo l'ordinanza del ministro Speranza. Abbiamo toccato anche, ovviamente, il tema della rappresentanza garantita, o facilitata, come recita testualmente la legge di tutela 38 del 2001 nei confronti della minoranza. Abbiamo parlato delle difficoltà che si prospettano, visto il taglio dei parlamentari che è stato votato ed accettato nel referendum, senza una vera riforma né elettorale, né parlamentare, come invece sarebbe stato giusto. Poi naturalmente abbiamo toccato anche il tema dei Balcani occidentali perché sono importantissimi per mantenere un equilibrio di pace e di serenità nel contesto di tutto il discorso europeo, non solo per l'Italia in particolare, perché siamo, ovviamente, vicini di casa. Quindi veramente una pletora di argomenti molto varia.
Ahimè l'incontro è stato rattristato dalla notizia della scomparsa dell'onorevole Epifani e quindi siamo partiti da là, per arrivare a tutt'altri temi, che sono i temi della collaborazione, dell'amicizia, della risoluzione della questione del passaggio del Narodni Dom in proprietà alla fondazione slovena. Tutti temi a cui il segretario Letta ha dato importanza, ma che ripeto, conosceva, ne era a conoscenza. Questo naturalmente non poteva che rallegrarmi. Mi ha espressamente detto: 'io sono dalla vostra parte e sostengo fortemente la questione slovena' e quindi ci fa ben sperare di mantenere un rappresentante, perché è questo che gli è stato fatto presente, che non avendo un parlamentare o un rappresentante in Parlamento della comunità slovena, come è successo recentemente, non avendo appunto il Partito Democratico, un rappresentante in Regione, le cose sono molto più complicate, perché bisogna fare ulteriori passaggi politici non sempre naturalmente compresi, perché in prima persona si dicono sempre le cose come stanno ma magari gli altri le conoscono un po' meno".
L'importanza di una rappresentanza della comunità slovena si è vista forse ancora di più in questi mesi dov'è il covid e la pandemia hanno messo, in qualche modo, anche in evidenza quanto sia duro mantenere i rapporti tra due paesi, seppur vicini, quando appunto si entra in una situazione di emergenza. Avere invece un rappresentante sloveno anche in Italia, permettere di avere un rapporto più rapido, più franco e più semplice tra i due paesi confinanti...
"Lei ha toccato un tasto che è stato, per tutti noi che viviamo a ridosso del confine, un tasto molto doloroso, perché ci siamo abituati a vivere senza barriere per decenni ed improvvisamente il covid ci ha riportato indietro, ha alzato muri, ha alzato minacce di muri e quindi è stato importante poter spiegare in prima persona ai rappresentanti istituzionali, ma anche ai colleghi, quanto e cosa stesse succedendo e soprattutto quanto sia importante una questione, che riprendo da un'antica trasmissione televisiva di Tele Capodistria, ma veramente antica, “Confine aperto – Odprta meja”. Sono cose che chi non conosce le vive con difficoltà e sono stati proprio questi rapporti privilegiati, sia con la diplomazia slovena che con le istituzioni Italiane, a darci una grossa mano durante tutto questo periodo della pandemia, in cui il passaggio da uno Stato all'altro è stato abbastanza complesso".
Davide Fifaco