Il gruppo Wärtsilä ha reso pubblica con una nota l'intenzione di centralizzare la produzione in Finlandia cessando quindi l'attività produttiva a Trieste, mettendo quindi a rischio 450 lavoratori su circa 970 occupati nello stabilimento.
Wärtsilä ha spiegato che la decisione è stata presa per rafforzare "la competitività e creare una struttura in grado di garantire una crescita futura" e che il sito di San Dorligo si concentrerà su ricerca e sviluppo, vendita, assistenza e formazione, project management, sourcing.
Il confronto tra azienda, istituzioni e sindacati "avrà luogo nei termini e con le modalità di legge", riporta la nota e spiega ancora che per la sede triestina, "il Gruppo sta valutando la possibilità di futuri investimenti legati allo sviluppo di tecnologie per carburanti sostenibili".
La notizia ha scosso tutta la città ed ovviamanete in particolare chi lavora nell'impianto. Dopo aver letto la nota si sono riversati in tantissimi fuori dai cancelli di Bagnoli della Rosandra. La fabbrica si è fermata e la rabbia è cresciuta fino a bloccare l'entrata dello stabilimento. I dipendenti hanno vissuto come un tradimento la notizia della proprietà.
Dure, non poteva essere diversamente, le reazioni delle istituzioni. I sindacati definiscono inaccettabile la dichiarazione di esubero da parte della società finlandese e chiedono un impegno di "tutte le forze politiche e sociali per denunciare la reale situazione economica e occupazionale delle cittadine e dei cittadini", perché la situazione non comprende solo i lavoratori della Wärtsilä, ma tutta la città di Trieste. La prima idea è quella di una grande manifestazione a sostegno del comparto industriale.
Categorico il governatore della Regione, Massimiliano Fedriga, che parla di sdegno ed incredulità nell'apprendere della chiusura della parte produttiva dello stabilimento, visto che da più di un anno a questa parte non solo la Regione Friuli-Venezia Giulia, ma anche il Governo nazionale, avevano ricevuto ampie rassicurazioni sia dai vertici dell'azienda che dalle istituzioni diplomatiche e governative finlandesi.
"In particolare - precisa Fedriga - l'azienda, che addirittura ha fatto richiesta dei fondi Pnrr del Governo e che, a inizio di questa legislatura, aveva ricevuto un contributo dell'amministrazione regionale per lo sviluppo dell'opificio digitale aveva più volte non solo ribadito la volontà di mantenere la produzione ma, perfino, di implementare lo sviluppo del sito di Trieste". Quelle che purtroppo si sono rivelate le classiche "promesse da marinaio".
Davide Fifaco