Foto: AP
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ICS-Ufficio rifugiati Onlus, Diaconia Valdese, Linea d'Ombra e No Name Kitchen, associazioni impegnate nell'accoglienza dei migranti a Trieste, hanno espresso perplessità sul futuro della gestione del sistema della prima accoglienza verso le persone in arrivo dalla rotta balcanica.

Il Prefetto di Trieste ha confermato il piano già annunciato, evidenziando come l’ostello scout di Campo Sacro sia pronto ad accogliere immediatamente ulteriori 60 persone, annunciando di fatto la collocazione nell’area, di prefabbricati a scopo abitativo, messi a disposizione dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati per aumentare il numero di posti disponibili.

Elementi sicuramente positivi - sottolineano le associazioni - ma rimangono ancora incertezze, in particolare se verrà realmente attuato presso l’Ostello e Casa Malala un meccanismo di “alta rotazione” delle presenze, senza il quale la maggior capienza dell’Ostello non potrà comunque risultare sufficiente, come non lo è stata in passato quando la struttura ha avuto numeri analoghi a quanto ora si prevede di allestire.

Le associazioni ribadiscono quindi ancora le due richieste fondamentali che non hanno ancora avuto risposta: la realizzazione di un piano effettivo che, anche con interventi d’urgenza, eviti di abbandonare nuovamente in strada una parte dei richiedenti asilo senza accoglienza, in aperta violazione delle normative vigenti e l’allestimento di una struttura pubblica di prima accoglienza di “bassa soglia” destinata a chiunque, senza distinzioni, versi in condizioni di difficoltà e necessiti di assistenza umanitaria.

Sullo sgombero del Silos, inoltre, la consigliera regionale Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, ha presentato un'interrogazione all'assessore regionale all’immigrazione Pierpaolo Roberti, che ha risposto che la situazione sarà risolta a breve. Pellegrino rileva però come la soluzione di traferire i migranti dal Silos a Campo Sacro, il Comune effettuerà una serie di ristrutturazioni della struttura nella quale chi sarà inserito verrà successivamente smistato in altre Regioni, o riammesso sul territorio o espulso ed afferma che in questo modo l’assessore regionale immagina non un centro di accoglienza come previsto dalla legge, ma una sorta di centro di selezione, dal quale si fanno partire le persone per altre destinazioni e si gestiscono varie dinamiche inclusa quella dei rimpatri.

Davide Fifaco