Sul tema delle Foibe e dell’esodo il Friuli Venezia Giulia non sembra poter trovare una strada verso un’analisi condivisa o perlomeno aperta e misurata.
Anche la discussione sulla legge che istituisce degli interventi per favorire la conoscenza del tragedia delle Foibe ha innescato una durissima polemica fra il centro destra, il testo era stato proposto da Fratelli d’Italia, e l’opposizione.
Il Pd ha contestato la bocciatura di alcuni emendamenti, ma è stato soprattutto sulla valutazione storica e politica del fenomeno che si è scatenato lo scontro: al centro delle reazioni del centro destra soprattutto l’intervento del consigliere del Pd Igor Gabrovec, che aveva contestato la visione delle Foibe come un‘operazione di pulizia etnica, affermando che si era trattato di un fenomeno molto più complesso, e che le cavità carsiche “furono usate soltanto come fosse comuni dove buttare i cadaveri”. Una tesi che è stata immediatamente accusata di riduzionismo in aula, ma soprattutto al termine della riunione.
Il deputato della Lega Massimiliano Panizzut ha definito “aberranti le affermazioni rese nell’aula da Igor Gabrovec”. “Quanto detto da Gabrovec, durante il dibattito sulla approvazione della Legge regionale in materia di finanziamenti a soggetti che si occupano di divulgare la storia del confine orientale – ha aggiunto - non solo rappresenta un falso storico ma un fatto gravissimo. Secondo Il consigliere del Pd le foibe non furono usate come strumento di morte e non vi furono gettate centinaia o migliaia di persone, ma furono fosse comuni usate per disbrigare una montagna di cadaveri: i morti erano lì per caso e non sapevano dove buttarli !?”
“E’ davvero vergognoso che ancora oggi nel 2020 dopo testimonianze storiche che hanno accertato la morte di oltre 10mila persone, dopo l’istituzione della giornata del Ricordo delle vittime, ci sia chi ancora insinua che il dramma di Istria, Fiume e Dalmazia sia una invenzione o una cosa di poco conto.
E ora che si pensi ad una legge che punisca il negazionismo sulle Foibe, - ha concluso - esattamente come è stato giustamente fatto per quello sull’Olocausto e su tutti i crimini dei regimi dittatoriali. Le vittime non hanno colore e vanno rispettate”.
Duro anche Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli Istriani che ha chiesto al Gruppo consiliare del Partito Democratico di dire se “condivide le parole del suo esponente oppure no". "Da questa verifica – ha aggiunto - dipenderà inevitabilmente la prosecuzione dei rapporti di buona collaborazione che hanno caratterizzato in maniera positiva e fruttuosa il rapporto con l’Unione degli Istriani”.
Gabrovec però ribadisce la sua posizione e invita guardare avanti: ”Ho cercato invano – ha detto - di riportare la questione ai temi della storia, ai testi storici, alla relazione della commissione mista storico-culturale italo-slovena del 2000, agli stessi contenuti del Vademecum per il giorno del ricordo, scritto dall'Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, pubblicato soltanto l'anno scorso, quest'anno in seconda edizione, e finanziato dalla regione”. “Purtroppo sono temi che scaldano, soprattutto perché vengono strumentalizzati dalla politica per becere questioni, interessi e tornaconti locali e del tempo presente”.
“Io credo che la storia andrebbe lasciata, e non lo dico solo io, agli storici e valutata per intero, con dati, numeri, fatti reali e inconfutabili e anche guardata con una certa distanza, mentre la politica nel Consiglio regionale, come nel Parlamento Nazionale, o in ogni Consiglio Comunale, dovrebbe occuparsi dei tanti temi irrisolti e drammaticamente attuali: problemi legati all'ambiente, all'economia, al lavoro che non c'è, ai giovani in difficoltà, alle famiglie sempre più divise, ai bambini che non ci sono, a e tutta una serie di problemi di attualità che invece lasciano spazio alle Foibe.”
“Parlare per giornate intere di Consiglio a discutere di fatti di 75 anni fa, non rende giustizia nemmeno a chi ha sofferto in quel periodo: io ho sostenuto semplicemente che sono degli eventi tragici, che però vanno inquadrati in quello che è stato il dramma del 900, rendendo giustizia ad ogni morto, piangendo tutti i morti ma guardando avanti”.
Alessandro Martegani