Abbiamo l'obbligo di ricordare, per spiegare ai nostri figli ciò che è stato. Questo il principale messaggio che le istituzioni politiche e gli esponenti della Comunità ebraica hanno voluto comunicare durante la manifestazione ufficiale in memoria della promulgazione delle leggi razziali. Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha voluto esprimere il suo rammarico per il fatto che ancora oggi, in città, esistano divisioni e polemiche ed ha evidenziato come le promulgazione delle leggi razziali sia da condannare, senza se e senza ma. Ha inoltre chiesto personalmente scusa alla Comunità ebraica, come sindaco, per quello che è accaduto a partire da quel 18 settembre 1938.
Il presidente della Comunità ebraica, Alessandro Salonichio ha ricordato come gli ebrei, da un momento all'altro, diventarono il nemico da cancellare dalla faccia della terra, macchiando indelebilmente la storia e la memoria del genere umano ed ha poi espresso apprezzamento per l'iniziativa della mostra organizzata dai ragazzi del liceo Petrarca. Sono seguiti poi gli interventi della presidente e del vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni e Giorgio Mortara. Quest'ultimo ha letto un messaggio della senatrice Liliana Segre che ha sottolineato come solo combattendo i rigurgiti fascisti e razzisti si può evitare che, in futuro, torni l'orrore.
Nel discorso conclusivo il rabbino di Trieste, Alexander Meloni, ha ricordato che essere antisemita non è solo odiare gli ebrei, ma equivale ad iniziare ad odiare tutta l'umanità. Ha poi espresso preoccupazione per l'attuale momento politico, dove la smania di potere personale sta portando ad una deriva razzista, fino ad alcuni nostalgici del fascismo e del nazismo. Parole che hanno colto nel segno, visto che non tutti i politici presenti hanno alla fine applaudito le dichiarazioni del rabbino.
È stata quindi scoperta la targa in memoria del terribile episodio della promulgazione delle leggi razziali, che verrà quanto prima collocata dal Comune di Trieste.
Tra i presenti anche il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, che ha ricordato l'importanza di questa cerimonia: “fu una ferita grandissima nella storia del nostro Paese, una ferita insanabile. Una ferita che parte da Trieste, dove non ci fu solo Mussolini in Piazza Unità, con lui c'erano centomila persone, che lo inneggiavano mentre proclamava delle leggi immorali, che ancora oggi danno il senso di una società, quella degli anni venti, che ha deciso di cercare nemici e li ha trovati prima di tutto nella Comunità ebraica ”.