Il Narodni dom fu incendiato dai fascisti esattamente un secolo fa quando non erano ancora al potere ed anche il trattato di Rapallo che sancì il confine tra l'Italia e il Regno dei serbi, croati e sloveni, più tardi Jugoslavia, fu firmato quattro mesi dopo. Il Narodni dom ospitava all'epoca organizzazioni della comunità slovena, società culturali e ginniche, anche una cassa di risparmio e un albergo, l'Hotel Balkan come i triestini di lingua italiana chiamavano l'intero palazzo. Il rogo fu definito il verro battesimo dello squadrismo organizzato e ad osservare le fiamme c'era anche un bambino di sette anni, lo scrittore Boris Pahor al quale Sergio Mattarella e Borut Pahor consegneranno adesso le più alte onorificenze dei due stati. La restituzione del Narodni dom, prevista dalla legge di tutela globale della minoranza slovena che il parlamento italiano ha varato nel 2001, sarà per il momento soltanto formale e affinché' diventi effettiva ci vorrà ancora qualche anno. Alcuni spazi sono già a disposizione della comunità slovena dal 2004, ma prima che tutto lo stabile sia disponibile dovrà trovare una nuova sistemazione la Scuola per interpreti che vi ha sede da quando la regione Friuli-Venezia Giulia che acquisto il Narodni dom nel 1976, lo ha ceduto all’Università di Trieste. Prima di raggiungere il capoluogo giuliano i due presidenti saranno a Basovizza, piccolo paese sull'altopiano carsico, per un gesto di riconciliazione italo-slovena che in questi giorni ha generato alcune perplessità ed anche contestazioni da ambo le parti, seppur per motivi opposti. Il protocollo concordato non senza fatica dai due uffici presidenziali prevede alla fine la deposizione di corone di fiori dinanzi al monumento presso la foiba e poi l'analogo omaggio, sempre a Basovizza, ai quattro giovani antifascisti sloveni, condannati dal tribunale speciale dello Stato italiano. Se l'estrema destra italiana che ha da ridire anche sulla restituzione del Narodni dom come tale, contesta l'inchino di Mattarella a quelli che definisce terroristi, anche Borut Pahor è bersaglio di critiche, le più dure quelle degli ex combattenti, ma ci sono anche quelle di alcune forze politiche in Slovenia che non ritengono opportuna la sua visita alla foiba sulla quale si sono comunque già recati in passato alcuni esponenti della minoranza slovena. Insomma, se per qualcuno si tratta di un inutile contrappeso al Narodni dom, prevale lo stesso l'opinione che ogni gesto di riconciliazione, e questo non sarà il primo, è sempre benvenuto.
Boris Mitar