Un effetto senza dubbio suggestivo, che fa irrompere il Natale in città con due mesi di anticipo, qualche incertezza all’avvio, e gli alberi, ancora una volta, senza le scritte in sloveno.
Si potrebbe riassumere così la cerimonia di accensione delle luminarie natalizie a Trieste, rinviata lo scorso martedì in segno di vicinanza alla città di Vienna, colpita dall’attacco terroristico. Come promesso dal sindaco, Roberto Dipiazza, e dalla giunta comunale, l’interruttore è stato acceso entro la settimana.
Un emozionato bambino ha premuto il pulsante alle 17:30 precise, illuminando non solo piazza Unità, ma anche altri luoghi centrali della città, e qualche località periferica. Qualche luce, fra cui la stella cometa collocata fra i due pili della piazza, a dire la verità non si è accesa subito, ma poco importa: l’importante, ha sottolineato il sindaco Dipiazza, era dare alla città una speranza in un momento così difficile. “Dobbiamo crederci – ha detto subito dopo l’accensione – tutte queste persone in piazza oggi mi dicono che il messaggio, lo spirito di questo natale, deve esser questo: crederci, credere nel futuro di questa città. Mi viene in mente che ci sono stati altri momenti molto difficili: nel ’76 abbiamo saputo reagire dopo il terremoto del Friuli ad esempio, abbiamo reagito dopo la prima ondata, e dobbiamo ripartire anche adesso. È nei momenti difficili che bisogna investire, a gennaio vedremo chi ha ragione, ma sono convinto che avremo fatto bene noi a credere nel futuro di Trieste”.
Dipiazza era stato critucato dalle opposizioni sia per l’ampio anticipo dell’allestimento, quasi due mesi sul Natale, sia per le cifra stanziata, quasi 600 mila euro fra luci e alberi: alberi sui quali fra l’altro anche quest’anno mancano gli auguri in lingua slovena. Sono presenti solo le scritte in Italiano e inglese. Lo stesso Diiazza a riguardo si è detto "dispiaciuto": "lo faremo il prossimo anno" ha assicurato.
In ogni caso la cerimonia ha richiamato in piazza Unità centinaia di persone, che si sono aggiunte in centro ai frequentatori di locali e bar, che approfittavano degli ultimi minuti utili per l’aperitivo prima della chiusura alle 18:00.
Alessandro Martegani
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