“Dopo gli scioperi di ottobre si stanno verificando vere e proprie rappresaglie contro lavoratori all’interno del porto di Trieste”. È la denuncia lanciata dal Coordinamento dei lavoratori portuali, l’organizzazione sindacale che lo scorso ottobre aveva animato le proteste contro il Green pass e che ora, a sei mesi di distanza, punta il dito contro quelle che sono state definite delle “rappresaglie” generalizzate contro i lavoratori.
“Nonostante il diritto di sciopero sia riconosciuto e nessuno abbia violato le regole – ha detto il rappresentate del CLPT Sandi Volk – due aziende hanno deciso di colpire i lavoratori con cambiamenti di mansione, demansionamenti con riduzioni dello stipendio, sospensioni, C’è poi un clima d’incertezza con voci di privatizzazioni e tagli al personale diffuse per dividere i lavoratori”.
Le contestazioni contenute nelle lettere che annunciano i provvedimenti disciplinari riguardano sia la mancata comunicazione di non avere il Green pass e dell’astensione dal lavoro, sia la partecipazione alle proteste e in alcuni casi anche il danneggiamento di attrezzature. “Sono accuse inconsistenti – ha detto Volk -: Adriafer non aveva mai chiesto ai lavoratori se avevano il Green pass o meno prima del 20 ottobre, mentre Trieste marine terminal ha messo a disposizione un modulo, che però viola le norme sulla privacy. Ci sono anche accuse di danneggiamento dei mezzi dell’azienda, cosa non vera, e di partecipazione al blocco del varco 4, senza prove, e in qualche caso si accusano i dipendenti addirittura di non aver dimostrato di non aver partecipato, ribaltando l’onere della prova”.
Fra i destinatari di provvedimenti disciplinari c’è anche Stefano Puzzer, “che non può o non vuole esibire il Green pass”, per “violazione – è stato spiegato - del rapporto di fiducia con l’azienda”.
“Qui è in atto, oltre che un attacco ai diritti dei lavoratori di manifestare, che è sempre riconosciuto, anche il tentativo delle aziende di decidere e di fare le regole senza tener conto dei diritti fondamentali e della legge”. Per i portuali le aziende e la commissione di garanzia avrebbero poi allargato anche al lavoro portuale la definizione di “servizio essenziale”, quando invece le attività del porto non hanno nulla a che fare con il trasporto marittimo di persone.
“Esiste ancora il diritto nel porto di Trieste – ha chiesto Volk – o vale tutto?”
In collegamento sono intervenuti anche rappresentanti dei lavoratori dei porti di Italia ed Europa, proponendo far l’altro di scrivere una lettera comune da inviare alle autorità europee per denunciare la situazione dei lavoratori negli scali in Italia.
Presenti anche i rappresentanti del porto di Capodistria, che hanno raccontato aver vissuto una situazione simile 15 anni fa, sottolineando l’importanza dell’unità del fronte dei lavoratori contro “il capitalismo che sta negando i diritti” e l’informazione che darebbe un’immagine distorta della realtà.
Alessandro Martegani