Contro lo stato “fascista”, contro la polizia, contro l’attuale interpretazione del 25 aprile, ma soprattutto contro Israele e le operazioni a Gaza.
Anche a Trieste c’è stata un’altra versione del 25 aprile, con una manifestazione indetta da Burjana, un’organizzazione antifascista che ha riunito molte anime, come movimenti anarchici, sinistra radicale, eredi dei no vax e altre sigle, tutti accumunati dalla critica alle modalità di celebrazione della festa della Resistenza.
Nonostante la volontà della Questura di far partire la manifestazione alle 12:00, quando la cerimonia alla Risiera di San Sabba sarebbe stata ormai finita, i partecipanti al corteo antifascista si sono ritrovati poco prima delle 9:00 del mattino a San Giacomo, quartiere popolare della città, e si sono messi in marcia diretti verso la Risiera di San Sabba.
Poco più di 300 persone, nei momenti di massima partecipazione, hanno percorso le vie della città reggendo striscioni e sventolando le bandiere palestinesi. Proprio la situazione in Palestina e a Gaza, e una durissima critica alla politica israeliana e in generale al sionismo (“Da Budapest a Gaza, resistenza non è terrorismo”), sono stati i temi principali della manifestazione, con attacchi soprattutto al premier Benjamin Netanyahu, (“Netanyahu appeso per i piedi”), ma non sono mancati slogan e anche insulti contro componenti del governo italiano (“Sparate a Salvini”), accusato di essere un governo “fascista”, e anche al presidente della Regione Massimiliano Fedriga e al sindaco Roberto Dipiazza. Difficili anche i rapporti con la stampa: i giornalisti venivano invitati, nemmeno troppo gentilmente, a non camminare in testa al corteo, e ci sono stati anche insulti a un cronista del quotidiano locale il Piccolo.
In questo clima la manifestazione ha attraversato il quartiere di Servola, per poi tagliare verso lo stadio, rispettando senza proteste il percorso concordato con la Questura, per arrivare alla Risiera dal retro dello stadio Rocco, sempre guardati a distanza da decine di agenti in assetto antisommossa.
Proprio al di fuori del Monumento nazionale, dove era ancora in corso la celebrazione della Festa della Liberazione, hanno organizzato un sit in, non rinunciando a lanciare nuovi attacchi verbali a Israele e allo Stato, e rivendicando di essere i veri e unici eredi della Resistenza e della tradizione antifascista. È volato anche qualche petardo.
Alcuni hanno anche chiesto di entrare nel monumento, circondato da un cordone di sicurezza senza precedenti, con controlli perquisizioni per tutti i partecipanti alla cerimonia, ma sono stati rimandati indietro dalla sicurezza.
Nonostante una tensione palpabile, non c’è però mai stato un reale rischio di scontri o eccessi, nemmeno al passaggio di fronte a Ratto della Pileria, strada che in origine i manifestanti avrebbero voluto percorrere per arrivare fino alla Risiera, ma presidiata dai Carabinieri. La manifestazione si è chiusa con qualche fischio e insulto alle autorità che lasciavano la Risiera e alle forze dell’ordine.
A poche centinaia di metri di distanza, si è invece consumato un episodio di matrice completamente opposta: il monumento "ai caduti nella Guerra di Liberazione di Servola - Sant’Anna - Coloncovez", nei presso del Cimitero di Sant’Anna, è stato sfregiato da una scritta di evidente matrice di estrema destra: con lo spray nero ignoti hanno scritto sul basamento “25 aprile lutto nazionale”.
Alessandro Martegani