Nessun blocco ma un presidio a oltranza agli accessi del porto fino a che il governo non ritirerà il decreto sul Green pass.
È questa la promessa dei lavoratori del porto di Trieste che da questa mattina presidiano gli accessi e hanno organizzato una nuova manifestazione al varco 4, l’accesso principale al molo Settimo.
La manifestazione è iniziata alle sette del mattino, ed è proseguita per tutto il giorno raggiungendo punte di settemila persone: i portuali, riconoscibili dalle divise gialle, gli organizzatori delle manifestazioni no Green pass dei giorni scorsi, gruppi della sinistra antagonista, ma anche gruppi no vax e soprattutto molti semplici cittadini che ritengono il Green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro una misura ingiusta.
Molti venivano anche da fuori città: gruppi di comitati no Green pass da Verona, Treviso, Venezia, ma anche qualche esponete di estrema destra, tifosi del Verona, il senatore di Italexit Gianluigi Paragone, a conferma del fatto che quella di Trieste era la manifestazione di riferimento del movimento no Green pass in Italia, composta ancora una volta da anime molto diverse, con l’ordine tassativo degli organizzatori di non etichettare politicamente il movimento.
Nello scalo, secondo il Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste, alla protesta hanno aderito l’80 per cento dei lavoratori del porto, solo 100 hanno continuato a lavorare. Al contrario di quanto annunciato nei giorni scorsi, non c’è stato alcun blocco, che non sarebbe stato probabilmente tollerato dalla polizia, ma solo lo sciopero e il presidio. I Tir venivano fatti passare dal varco numero 1, in città, e le ditte interne hanno continuato a lavorare, ma è chiaro che lo scalo non potrà andare avanti a lungo senza entrare in sofferenza. Se non altro il mancato blocco sembra per ora scongiurare le minacciate dimissioni del presidente dell’Autorità Portuale Zeno d’Agostino.
Nella breve conferenza stampa di metà giornata il leader dei portuali, Stefano Puzzer, ha sottolineato come si tratti di una battaglia che i portuali e le organizzazioni aderenti portano avanti per tutto il paese, per questo, ha aggiunto “non abbiamo accattato la soluzione di tamponi gratis, perché sarebbe servita solo a noi e avrebbe discriminato le altre categorie, mentre l’unico obiettivo è il ritiro della norma sul Green pass”, contraria, ha aggiunto, alla Costituzione e alle normative europee.
Soprattutto Puzzer ha sottolineato la riuscita della protesta: “Siamo molto soddisfatti perché abbiamo coinvolto la quasi totalità dei lavoratori e soprattutto c'è rispetto della libertà. Chi voleva andare a lavorare sta andando a lavorare. La cosa più bella che mi va di sottolineare è la matrice pacifica, non dico di festa, perché bloccare un posto di lavoro, bloccare l'economia di Trieste non può essere una festa, ma abbiamo risvegliato le coscienze delle persone che magari avevano paura tirar fuori la testa dalla sabbia, e adesso e sanno che si può lottare per rispetto della Costituzione italiana”.
Il clima della manifestazione è stato tutto sommato sereno, soprattutto nella prima parte della mattina, con qualche slogan lanciato contro il Green pass, il governo, e anche qualche virologo, ma senza eccessi. Molti hanno portato da mangiare e da bere per i manifestanti, e a tratti si è anche ballato.
Nel pomeriggio la tensione è salita, con qualche dimostrazione d’intolleranza e intimidazioni nei confronti dei giornalisti, accusati di non riportare la realtà dei fatti, e manifestazioni più intense, nonostante il minor numero di persone.
Nella calca il consigliere comunale di estrema destra e ultracattolico Fabio Tuiach, che poche ore prima aveva cercato di bloccare una macchina in ingressi venendo subito fermato dai colleghi, ha colpito con un pugno un membro del comitato no Green pass, ma è stato subito allontanato dai Portuali che hanno invitato i partecipanti al movimento a non dividersi e a non prestare il fianco alle provocazioni dimostrando in maniera pacifica.
Alessandro Martegani