Nessuno spazio di trattativa sui licenziamenti né sui tempi della chiusura. Le attese non erano molte, e l’incontro al Ministero dello sviluppo economico a Roma ha confermato le pessimistiche previsioni della vigilia.
Wärtsilä, il gruppo finlandese titolare dell’impianto di Bagnoli della Rosandra, ha confermato senza variazioni ai Ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando, e al Presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, oltre che alle forze sindacali, il piano di chiusura dell'impianto produttivo, che comporta il licenziamento di 451 lavoratori, procedura che istituzioni e sindacati chiedevano invece venisse bloccata.
A più di un mese dall’ultimo incontro, il gruppo finlandese ha ribadito su tutta la linea le sue decisioni, con l’unica promessa di un piano “mitigazione” per ridurre gli effetti della chiusura, che verrà inviato a sindacati e istituzioni, procedura peraltro prevista dalla legge italiana. Wärtsilä ha anche confermato di aver “identificato un advisor specializzato in progetti di reindustrializzazione". Ogni progetto di conversione però sarebbe a carico dell’Italia e non del gruppo finlandese.
Si tratta in ogni caso di una posizione che non sposta di molto il problema, e che ha deluso sindacati, Governo e Regione, che chiedevano di fermare i licenziamenti e la chiusura, e hanno confermato di non avere più alcuna fiducia nella dirigenza del gruppo finlandese.
Lo stesso ministro del lavoro Andrea Orlando ha detto chiaramente che la risposta di Wärtsilä è “inaccettabile”: “A fronte della compattezza dei soggetti coinvolti, che chiedevano un confronto - ha spiegato al termine dell’incontro -, abbiamo trovato indisponibilità, a cui reagiremo per rendere il più possibile impraticabile la strada a Wärtsilä. Nelle prossime ore ci muoveremo in questa direzione”.
Anche il governatore della regione Massimiliano Fedriga ha confermato di voler intraprendere “ogni strada contro licenziamenti”: “La Regione - ha aggiunto - rimane al fianco dei lavoratori, prosegue nelle azioni avviate anche sul piano legale e userà tutti gli strumenti a disposizione per tutelare i posti di lavoro e il patrimonio industriale, anche con strade e strategie nuove".
L'assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen ha definito “offensivo far credere che l'intervento di un advisor per il percorso di reindustrializzazione abbia uno spazio temporale di un anno, perché in soli trenta giorni si deve scegliere se credere a Wartsila o vedere licenziate 451 persone”.
“In questa situazione – ha aggiunto - avere totale fiducia nell'azienda sarebbe un atto di fede, che è già stato cancellato dall'atteggiamento dimostrato dai vertici della multinazionale. La Regione userà quindi i prossimi 30 giorni per mettere in campo tutto quanto in suo potere per fare in modo che la procedura venga sospesa”.
I sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno ricordato “che ci sono ancora tutte le condizioni industriali per mantenere le produzioni di motori marini e propulsori per le centrali elettriche” parlando di una “delocalizzazione a tradimento”, con 451 licenziamenti, che si configura, hanno aggiunto “sempre più come decisione scellerata, politica e non industriale”.
Il governo intanto appoggerà delle modifiche alla normativa italiana in modo da rallentare le procedure. La posizione di Wärtsilä ha anche provocato anche delle conseguenze economiche: Fincantieri ha fatto sapere “di aver interrotto le collaborazioni strategiche per l'innovazione di prodotto su motori green con la Wärtsilä, non ritenendo di poter continuare la partnership con il gruppo finlandese”.
Alessandro Martegani