Un flusso pressoché costante negli ultimi due anni, ma con un numero di minori crescente e un’azione di controllo complicata dalle misure di prevenzione contro alla pandemia.
Sono alcuni degli elementi del flusso d’immigrati che giungono in Friuli Venezia Giulia lungo la rotta balcanica, tema dell’audizione del prefetto di Trieste Valerio Valenti di fronte al Comitato parlamentare di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
Al momento, ha confermato il prefetto di Trieste, non ci sono particolari motivi di preoccupazione. Il flusso, costante nei numeri, poco più di 5 mila persone fermate o che hanno contattato le autorità spontaneamente dopo l’arrivo sia nel 2019 sia nel 2020, ha visto anche picchi di 1000 arrivi al mese. o 150 in una sola giornata, e sta mutando nella struttura: aumentano i minori non accompagnati, il 15 per cento, e le persone rintracciate dalle forze dell’ordine sono molte di più rispetto a quelle che si presentano spontaneamente.
Le forze dell’ordine italiane, anche con l’aiuto dell’esercito, hanno aumentato i controlli anche all’interno del territorio: i rintracci avvengono ora in maggior misura sulla direttrice Udine-Gorizia, anche perché, per evitare le riammissioni, i migranti vengono portati nel territorio italiano con dei mezzi, e poi lasciati all’interno della regione che, ha aggiunto il prefetto, rimane solo un’area di passaggio per la maggior parte di chi arriva in Italia attraverso i Balcani.
Si tratta comunque di una frontiera lunga 200 chilometri, piena di strade e sentieri che l’attraversano, non facile da controllare, in particolare con la fine dell’inverno che favorisce i viaggi, anche a causa dei 58 valichi che sono sempre rimasta aperti. “Si tratta di valichi principali, secondari e agricoli, - ha spiegato - che presentano un oggettiva impossibilità di essere vigilati se non con l’impraticabile impiego di un’imponente dispiegamento di forze”.
Valenti, pur esprimendo un parere positivo sulle pattuglie miste italo slovene, peraltro attualmente sospese, ha sottolineato come il risultato sia stato modesto sul piano dei rintracci, e come in futuro la sorveglianza andrebbe spostata sui confini fra Slovenia e Croazia.
Non è mancato un accenno alle polemiche sulle riammissioni informali, finite anche al centro della cronaca dopo la denuncia da parte di un cittadino pachistano, che aveva lamentato la violazione del diritto di richiedere asilo oltre a maltrattamenti, e la reazione delle organizzazioni che si occupano di assistenza. Per Valenti, che ha ricordato come i tribunali abbiano certificato la correttezza del comportamento delle forze dell’ordine, non ci sarebbe alcuna violazione dei diritti fondamentali. “Le riammissioni – ha detto - avvengono in uno stato europeo nel quale non è impedito, nei fatti, l'esercizio delle libertà democratiche e dove vigono normative internazionali ed europee analoghe a quelle in vigore nello Stato italiano”.
Alessandro Martegani