"Nemici del popolo" era l’etichetta che veniva affibbiata a tutti quelli che venivano eliminati dal regime di Tito. Una sorte che toccò a italiani, sloveni e croati, su cui si potrebbe costruire un comune percorso per ricordare quelle vittime. Una tesi cara al presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini Paolo Sardos secondo il quale non fu pulizia etnica. “La logica – secondo Sardos Albertini- è solo quella ideologica. Il comunismo di Tito stava costruendo la sua rivoluzione e ogni rivoluzione ha bisogno del terrore ed il terrore è stato realizzato con le foibe. Diverso invece è il discorso per l’esodo, dove il terrore non era finalizzato per mettere in atto la rivoluzione, quindi la pulizia etnica in quel caso era solo finalizzata ad evitare che ci fossero italiani a ridosso del confine”. La strada da seguire ora sarebbe quella tracciata dalla chiesa che ha beatificato tre “martiri del comunismo” accomunati tutti dalla stessa tragica sorte: l’italiano Francesco Bonifacio, lo sloveno Lojze Grozde e il croato Miroslav Bulešić.
L’auspicio è che presto anche un esponete croato possa rendere omaggio alla foiba di Basovizza, come hanno fatto il 13 luglio scorso i presidenti di Slovenia e Italia, Borut Pahor e Sergio Mattarella. Il progetto è quello di riunire attorno a quel sacrario tre popoli. Un monumento “non nazionale ma internazionale, in cui vengano ricordate tutte queste vittime perché la tragedia è stata una sola.”.
Pahor e Mattarella, però, il 13 luglio non hanno fatto tappa solo alla foiba, ma anche al monumento che commemora i quattro fucilati antifascisti sloveni, di cui proprio domenica ricorre il novantesimo anniversario. Una scelta che lascia perplesso Sardos Albertini visto che si sarebbe trattato di terroristi jugoslavisti che nulla avevano a che fare con la Slovenia. Proprio l’accusa di terrorismo che continua a venir rivolta a quei fucilati, secondo Milan Pahor, presidente del Comitato per le onoranze degli eroi di Basovizza è uno dei maggiori ostacoli alla riconciliazione. “Non è un giudizio morale o politico- precisa Sardos Albertini- è una constatazione tecnica. Sicuramente hanno scelto lo strumento del terrorismo che io non condivido e che avrei contestato anche se fosse stato in finzione dell’Unità d’Italia”. All’obiezione che allora simili constatazioni tecniche potrebbero essere mosse anche ad eroi risorgimentali Sardos Albertini ribatte: “Io direi di no e dove l’hanno fatto io non mi sento di ricordarli. Oberdan ha avuto l’acutezza politica di venir qua e di farsi impiccare come terrorista, ma non lo era e io Oberdan lo ricordo volentieri”.
Stefano Lusa