La Cina è una delle strade che assicureranno lo sviluppo del Porto di Trieste, e lo scalo ha tutte le carte in regola per giovare alla pari con i grandi operatori commerciali della Cina e in genere dell’Asia.
Le riserve e i timori su una possibile conquista da parte degli operatori portuali cinesi dello scalo triestino non sono giustificate secondo Zeno D’Agostino, il presidente dell’Autorità portuali di Trieste.
Lo scalo sta ottenendo risultati in crescendo, e dalla Cina considerano ormai l capoluogo giuliano come uno sbocco naturale sull’Europa: merito degli investimenti fatti, ha detto d’Agostino, che ha anche ribadito la determinazione dello scalo giuliano nel perseguire una propria linea di sviluppo, senza timori reverenziali, e rispettando le regole sull’occupazione.
Riserve in questo senso erano giunte dalle aree più conservatrici della città: fra gli altri il senatore Giulio Camber, che aveva anche fatto affiggere in città dei manifesti che paventavano una sorta d’invasione cinese nello scalo, sottolineando quanto avvenuto al Pireo.
Trieste però, dice d’Agostino, ha un proprio progetto, che intende portare avanti sia con in partner europei, sia con l’Oriente.
Stiamo investendo sul nostro porto, stiamo lavorando bene – dice - naturalmente chi, a livello globale, è attento a quello che succede in giro per il mondo, si sta rendendo conto che nel Mediterraneo, in Adriatico, c'è un porto che si sta muovendo molto bene e si chiama Trieste. Da questo punto di vista c'è un interesse forte da parte della Cina, tra i principali attori dello sviluppo globale, e ci mancherebbe che non apprezzassimo il fatto che i cinesi si accorgano che esiste il nostro porto”. “La cosa importante però è che noi abbiamo una visione: chi vuole sposare questa visione è ben accetto, altrimenti si è liberi di andare da qualche altra parte”.
Le riserve maggiori riguardano il costo e le condizioni di lavoro…
Noi siamo un porto franco, ma siamo in Italia e qui vigono le leggi italiane. Il lavoro nel Porto di Trieste è gestito da un'unica agenzia, che è governata dall’Autorità portuale, per cui i timori non sono giustificati. Se si va a vedere quelli che sono i veri dettagli del nostro piano di sviluppo, ci si rende conto che tutto è stato blindato, quindi si accettano tutti, ma alle nostre regole”.
Sarà solo Trieste ad affrontare il mercato cinese o sarà un'impresa di sistema?
“Spero che ci siano anche tanti altri porti che saranno coinvolti: in questo momento è tutto l'alto Adriatico che ha delle opportunità in più, quindi, chi più chi meno, tutto l'alto Adriatico godrà di questo vantaggio di essere uno dei corridoi più importanti per le entrate e le uscite delle merci in Europa”.
Per sviluppare lo scalo, la risorsa più promettente per la città, occorre però fare sistema: il clima è cambiato, il porto non è più un terreno di scontro fra le forze politiche, ma, come ci ha detto il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo, è necessario un ulteriore passo in avanti, coinvolgendo un vasto territorio e tutte le risorse disponibili.
Il Porto di Trieste - spiega Russo – è un pezzo di un sistema più complessivo, che in questi anni si è finalmente rimesso in moto. È chiaro che questo territorio per troppi anni ha vissuto ai margini. Volendo usare una metafora calcistica abbiamo giocato in Serie C e di colpo ci troviamo scaraventati a giocarci le partite per lo scudetto e forse, per la Champions League: significa che dobbiamo mettere in campo i giocatori migliori, Zeno D'Agostino e il suo staff sicuramente lo sono, attrarre nuovi talenti, continuare con la strategia che la politica e non solo la politica ha avuto, condividere gli obiettivi e cercare di difenderli in maniera compatta”.
“Tutto questo deve far fare un salto di qualità a Trieste, che, spero anche attraverso l'idea di un di un'area metropolitana, deve trovare sinergie, ma a tutta la regione, che ha tutto da guadagnare a far tesoro delle potenzialità del Porto di Trieste e del suo retro porto, con tutta la struttura logistica, degli interporti di Gorizia di Cervignano fino alla capacità del Friuli e delle sue imprese di riconnettersi, e magari un domani di utilizzare al meglio le potenzialità che nascono dai punti Franchi che finalmente sono stati spostati dal Porto Vecchio e disponibili in maniera più ampia”.
“Questa - aggiunge - è la vera scommessa: far passare molti traffici da quest'area, ma soprattutto farne fermare un bel numero, avere la capacità di lavorarli e di sfruttare anche le potenzialità dei punti franchi”.
Ci sono anche i porti e le strutture della vicina Slovenia…
Il mio sogno e la mia ambizione è ragionare su un'area metropolitana che, lo diceva già uno studio dell’OCSE di 25 anni fa, non può che andare da Monfalcone a Capodistria. Penso alle esperienze più avanzate, come Lille in Europa, che ci dicono che dalla cooperazione transfrontaliera si è passati velocemente ad aree metropolitane transfrontaliere, e che hanno il grandissimo vantaggio di essere guardate dall'Europa con grande attenzione, con grandi capacità di finanziamenti. In queste aree c’è un’attrattività forte di risorse, d’imprese innovative, di cervelli e di giovani talenti. Ci sono tutte le condizioni per farle, ma dobbiamo farlo insieme e scegliere dei progetti almeno ventennali e che non cambino a ogni cambio di amministrazione”.

Alessandro Martegani

Foto: Radio Capodistria /wikipedia
Foto: Radio Capodistria /wikipedia