Preoccupazione per il possibile impatto sulle imprese e sui prezzi, manifestazioni di solidarietà all’Ucraina e ai profughi che stanno cominciando ad arrivare in Italia, ma anche qualche divisione sull’interpretazione della crisi.
Sono i sentimenti che s’incrociano in Friuli Venezia Giulia, regione che rappresenta spesso il primo contatto con l’Italia da chi fugge dalla guerra, e che si sta preparando a ricevere che ha deciso di lasciare il paese per cercare rifugio in Italia.
Per ora al confine sono arrivati pochi pullman carichi di cittadini ucraini, soprattutto donne e bambini visto che agli uomini maggiorenni non è concesso lasciare il paese. Molti sono diretti nelle città del Nord Italia, dove risiedono fra l’altro un terzo dei tutti gli immigrati ucraini in Europa. Quasi tutti hanno quindi una destinazione da amici o parenti, ma la macchina dell’accoglienza si sta mettendo in moto: le prefetture stanno valutando le possibilità di accoglienza, anche se nessun cittadino ucraino per ora ha fatto richiesta di protezione internazionale, mentre le organizzazioni umanitarie hanno sottolineato come occorrano più risorse e punti di accoglienza.
Lo stesso presidente della regione, Massimiliano Fedriga, ha sottolineato “con orgoglio” come il Friuli Venezia Giulia “accolga donne e bambini che stanno scappando dalla guerra”, ma non ha nascosto le preoccupazioni per i possibili, impatti sull’economia della regione che, ha detto, "vive di export", anche verso la Russia, come molte altre regioni del nord Italia. Il costo delle materie prime rischia d’impattare sul tessuto produttivo e sui prezzi alla vendita per i cittadini: l’aumento dei costo dell’energia ha già causato lo stop per due giorni della produzione alle Ferriere Nord di Osoppo ,una delle acciaierie più grandi del Friuli.
Per ora invece non sembrano esserci conseguenze in regione delle sanzioni che andranno a colpire soprattutto i capitali finanziari e materiali dei cittadini russi. L’unico segnale per ora è stato l’accelerazione delle operazioni di manutenzione dello yacht da 143 metri attualmente ormeggiato all’Arsenale triestino di proprietà dell’oligarca russo Andrej Melnichenko, magnate del mercato dell’energia e dei fertilizzanti. Altre navi russe invece sono arrivare e stanno operando regolarmente nel porto.
Nelle piazze, intanto, si moltiplicano le manifestazioni che chiedono un immediato cessate il fuoco e che condannano l’invasione da parte della Russia, ma anche in questo caso le posizioni non sono unanimi. Nel corso di una manifestazione a Trieste ci sono state polemiche fra i cittadini ucraini presenti ed esponenti di forze di sinistra radicale che negli interventi, oltre a giustificate l’intervento russo, avevano anche chiesto l’uscita dalla Nato di tutti i paesi dell’Unione europea.
Alessandro Martegani