La Procura della Repubblica di Gorizia ha aperto un fascicolo contro ignoti per incendio doloso per chiarire l’origine dei roghi che hanno divorato migliaia di ettari di boschi sul Carso, tra Italia e Slovenia. Mentre prosegue il lavoro dei soccorritori per le bonifiche e la messa in sicurezza del territorio colpito dagli incendi, gli investigatori hanno dato seguito alle segnalazioni dei cittadini giunte in procura, che con questo atto dovuto potrà fare chiarezza soprattutto sulla seconda parte dei roghi.
I primi focolai, infatti, sarebbero stati innescati dal passaggio di treni lungo la ferrovia. In questo caso si ipotizza che possano essere state le scintille scaturite dall'azione dei freni dei convogli a dar vita alle prime fiamme, che si sono subito propagate in conseguenza della siccità che da settimane fiacca la vegetazione del territorio. Per quanto riguarda i focolai tra Devetachi e San Michele, la Polizia scientifica ha analizzato alcune delle bottiglie rinvenute non lontano dal secondo rogo, ma i rilievi hanno dato esito negativo. Da qui l’atto della Procura, che attraverso le indagini dovrà cercare una risposta per chiarire quanto accaduto lunga la linea del fuoco tra i comuni di Doberdò del Lago e Savogna d’Isonzo.
C'è attesa, infine, per la riapertura della strada del Vallone, unica grande arteria ancora interdetta alla circolazione per permettere di completare la bonifica degli alberi a rischio caduta e ripristinata la segnaletica verticale da parte di Anas. Il Prefetto di Gorizia, Raffaele Ricciardi, nell'ultimo vertice di coordinamento ha preferito rimanere prudente e posticipare la riapertura al transito.
Valerio Fabbri