La cerimonia alla Foiba di Basovizza è stata l’evento culminante delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, dedicato alle vittime delle Foibe, all'esodo giuliano-dalmata e alle drammatiche vicende del confine orientale negli anni a cavallo del secondo dopoguerra.
Al monumento nazionale, nonostante il freddo intenso che spazzava il Carso triestino, sono giunte scolaresche, cittadini, organizzazioni di combattenti ed esuli, accanto alle autorità e agli organizzatori.
All’avvio della cerimonia, ritornata alla formula originale con il pubblico dopo due edizioni segnate dalla pandemia, sono state deposte delle corone nei pressi della voragine.
Dopo la funzione religiosa, gli interventi sono stati aperti dal presidente del Comitato per i Martiri delle Foibe e della Lega Nazionale , Paolo Sardos Albertini, che ha ripercorso la presa di coscienza del paese sulla vicenda: dall’oblio del dopoguerra, all’omaggio di Francesco Cossiga nel 1992, fino alla legge che ha istituito la giornata, e all’omaggio di Sergio Mattarella e Borut Pahor. Un cammino, ha ribadito, che deve proseguire: “Si tratta di un percorso che sarà completato quando avremo una visita anche di un'autorità istituzionale croata – ha detto -, ma è solo questione di tempo, non c'è alcuna difficoltà sostanziale e si tratterà di prepararla e di organizzarla”.
“C'è poi un aspetto che a mio giudizio ancora va approfondito: la tragedia che abbiamo vissuta in realtà si è articolata in tre tempi: quello delle Foibe e dell’uccisione, quello dell'esodo, ma c'è stato un terzo tempo, quello dei decenni e decenni di silenzio e di oblio, e anche su questo bisognerà ragionare. C’è stato un episodio illuminante: nel ‘91 Cossiga viene alla Foiba per la prima volta, non c'era stato alcun altro esponente politico, si ginocchia e poi va via. Il giorno dopo al Corriere della Sera dichiara di voler chiedere scusa a nome di tutti gli italiani. ‘Avrei voluto andar prima ma non me l'hanno permesso’, ha aggiunto. Che il Capo dello Stato dichiari una cosa simile, lui che era stato Presidente della Repubblica, ma anche Presidente del Senato, Presidente dei Consiglio, una delle massime autorità della politica della prima Repubblica è clamoroso, ed è secondo me giunto il momento di andare un po' a fondo su questa vicenda, e capire chi e cosa ha fermato un personaggio del genere, e automaticamente ha bloccato tutta la pubblica opinione italiana, che è stata tenuta all'oscuro”.
“Circa 60.000 studenti ogni anno vengono qui alla Foiba, e quando gli racconto quello che è successo, concludo sempre dicendo ‘Guardate ragazzi è successa la tragedia più grave che abbia toccato l'Italia nei suoi 150 anni di storia nazionale, e non ve l'hanno raccontata’, e loro sentono questo furto che hanno subito”.
Il Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha sottolineato le responsabilità della politica italiana e del Paese per aver dimenticatoper anni la tragedia delle Foibe e le migliaia di vittime degli eccidi che segnarono il dopoguerra sul Carso e in Istria, e aver anche spesso accolto con ostilità gli esuli italiani. Il Sindaco ha anche ribadito la richiesta di revocare al maresciallo Tito l’onorificenza concessa dal governo italiano, mentre il presidente della regione, Massimiliano Fedriga, ha esortato tutti a non dare per scontata la memoria e a continuare a impegnarsi per trasmettere la verità alle giovani generazioni.
Presente anche il ministro dei rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che ha assicurato l’impegno del governo per completare il percorso verso una storia condivisa, che anche per migliore ulteriormente i rapporti con i paesi vicini. “Siamo ormai a buon punto – dice - ma per arrivare a una storia condivisa secondo me bisogna ancora combattere qualche forma di negazionismo, che purtroppo ciclicamente riemerge, molto limitata ma molto grave; in più bisogna continuare a insegnare alle nuove generazioni quello che è accaduto, perché molti ancora non lo conoscono. Abbiamo un dovere, quello della memoria, del ricordo, dell'omaggio, il dovere della pietà nei confronti di coloro che sono morti e il dovere anche di chiedere scusa per i troppi anni di silenzio e di negazione, imbarazzanti, spesso anche colpevoli. Abbiamo fatto molta strada, ma questa è una strada che va percorsa ogni anno, dobbiamo coltivare il ricordo non per alimentare l'odio ma per guardare con fiducia al futuro, e lo possiamo fare soltanto se tutte le tragedie e tutti morti avranno pari dignità”.
“Noi - ha aggiunto Ciriani - immaginiamo un'Europa, quella del futuro, in cui il nostro Paese e i paesi confinanti avranno un ruolo di collaborazione, di amicizia, uno scenario in cui Trieste avrà un ruolo centrale nei Balcani. Dobbiamo sicuramente guardare al futuro ma non possiamo costruire il futuro dimenticando, negando, o facendo finta che quello che è successo non sia mai successo”.
A Roma nel corso della mattina, si è svolta la cerimonia di commemorazione al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la partecipazione, fra gli altri, dei rappresentanti della comunità italiana in Slovenia e Croazia, della comunità slovena in Italia e delle organizzazioni degli Esuli. Palazzo Chigi è stato illuminato dal tricolore e dalla scritta “io ricordo”.
Alessandro Martegani