Mancano quasi sei mesi, o forse anche di più se l’emergenza Covid determinerà uno slittamento delle elezioni, ma la corsa per il comune di Trieste è già iniziata.
L’attuale primo cittadino, Roberto Dipiazza, aveva anticipato tutti, alleati compresi, annunciando la sua ricandidatura a due anni dalle elezioni, e ora è stato Francesco Russo, ex senatore del Pd e attuale vicepresidente del Consiglio regionale, a raccogliere la sfida e lo ha fatto lanciando un soggetto nuovo, con un nome evocativo per la città di Trieste: Punto Franco.
L’appello, basato su tre temi da anni al centro dell’azione di Russo, il Porto vecchio, la zona franca e le aree metropolitane, è stato presentato con le prime 100 sottoscrizioni, a cui si sono aggiunti quasi 3 mila cittadini nel giro di poco tempo.
Il progetto, spiega il vicepresidente del Consiglio regionale che, pur non avendo ancora sciolto la riserva, è ormai indicato come lo sfidante del sindaco uscente, punta a creare uno spazio di confronto aperto, al di là degli schieramenti, che ponga al centro esclusivamente il futuro della città: “Io ho un obiettivo – dice - su tutti quello di dare una risposta ai molti che mi dicono di essere delusi dalla politica, ma che hanno ancora la passione per mettersi al servizio della propria città e della propria comunità. Punto Franco nasce con questo obiettivo, con una raccolta di firme di un centinaio di persone che per prime ci hanno messo la faccia, poi, in poche ore, quasi 3000 cittadini che hanno sottoscritto. L’obiettivo è quello di ragionare su proposte di futuro, su proposte concrete, su temi, e non far sì che i prossimi mesi, che saranno di campagna elettorale anche se la mia disponibilità e la mia conferma ancora non ci sono, siano soltanto uno scontro tra leadership, che non siano un concorso di bellezza o di simpatia fra candidati”.
Il termine “punto franco” è evocativo di una parte ben precisa della città: il porto. Secondo lei è ancora un elemento centrale per il futuro di Trieste?
“In un recente sondaggio quasi il 90 per cento dei triestini hanno detto che sbloccare i punti franchi è l'obiettivo per rilanciare l'economia triestina, e lo credo anch'io. Poi Punto Franco è anche il segno di un luogo in cui parlarsi con libertà e franchezza. Giochiamo su questo doppio senso: tante persone, volti, una squadra e dei progetti, perché la politica deve ricominciare da quello, e non trasformarsi definitivamente in un piccolo e degradato talk show”.
Scorrendo i nomi delle persone che hanno sottoscritto questo appello, se ne vedono anche molti di appartenenti alla comunità slovena di Trieste: anche questo è un segno della volontà di creare un soggetto il più aperto possibile?
“Quello che mi ha fatto più piacere è che hanno risposto a questo appello persone provenienti da esperienze più diverse: dal mondo della ricerca, dello spettacolo, dell'economia, della cultura, del sociale, e poi anche espressione delle diverse comunità triestine, da quella slovena certamente in primis, di cui conosciamo l’importanza e il radicamento storico, ma anche la comunità croata, e altre espressioni, come ad esempio il mondo della diaspora istriana che è altrettanto rappresentato. Questo perché Trieste ha il vantaggio di essere una città multiforme, e deve continuare a investire in questa sua diversità, deve mettere in prospettiva dei progetti che la facciano rilanciare. Abbiamo perso in sessant'anni 80 mila abitanti: la sfida dei prossimi anni è quella di attrarre nuove intelligenze, risorse, nuovi progetti, famiglie, e far sì che questa città ricominci a crescere. Ne ha tutte le possibilità, e credo che Punto Franco sia uno degli strumenti che nei prossimi mesi darà una mano in questo senso.”
Alessandro Martegani