La campagna vaccinale procede in Friuli Venezia Giulia, ma non rapidamente come l’amministrazione regionale vorrebbe. L’obiettivo nazionale in Italia è vaccinare l’80 per cento delle popolazione entro settembre, ma visto il ritmo con cui si procede in regione, si tratta di un traguardo ormai difficile da raggiungere livello locale.
Mancano le adesioni fra i più giovani, ma anche in alcune fasce di età più a rischio, come quella fra i 60 e i 70 anni, dove due persone su dieci non hanno alcuna copertura, l’adesione è stata al di sotto delle attese.
In regione attualmente un cittadino su tre ha completato il ciclo vaccinale, ma poco meno di uno su due non ha ricevuto nemmeno la prima dose, non per mancanza di posti o vaccini, i centri vaccinali al momento hanno molti spazi liberi nelle agende, ma per la scarsità di prenotazioni.
La regione, inoltre, si trova nella non invidiabile posizione di essere l’area nel paese con la più alta percentuale di sanitari non vaccinati: sono più di duemila i professionisti della sanità, infermieri e medici, che non si sono vaccinati e ora rischiano richiami e cambiamenti di ruolo.
Per ora sembrano servire a poco gli appelli dell’amministrazione regionale e della dirigenza. “Se abbiamo deciso di essere persone di scienza – ha detto il presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Udine, Stefano Giglio - credo che dobbiamo affidarci alla scienza, se dobbiamo fare gli sciamani facciamo un altro tipo di professione".
Nell’azienda sanitaria di Udine, quella con il maggior numero di non vaccinati, sono già partite le prime comunicazioni ai più di mille dipendenti non vaccinati, e lo stesso presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche ha auspicato delle sospensioni per chi non si vaccina, ma si teme anche per le possibili ripercussioni sul funzionamento della macchina sanitaria, che non potrebbe reggere la sospensione o lo spostamento di duemila dipendenti ad altre mansioni che non comportino contatti con i pazienti.
Alessandro Martegani