(Foto: ARC)
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Sospensione di tutta l’attività chirurgica e di tutte le attività di ricovero programmato dell’area medica, e la riduzione dell’operatività del 40 per cento dell’attività di sala operatoria.
È stata questa la decisione dell’Asugi, l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, alla luce del continuo aumento dei ricoveri nelle aree mediche e in terapia intensiva. L’andamento della pandemia richiede sempre più risorse e, come già accaduto in passato, la macchina sanitaria deve sottrarre personale e mezzi alle attività ordinarie per dirottarle sui reparti Covid, personale peraltro già fortemente ridotto dalle assenze per quarantena e dalle sospensioni dei dipendenti che non si sono vaccinati o sono attesa del primo vaccino.
Per poter garantire la gestione del “costante iperafflusso di pazienti” presso il Pronto Soccorso con richiesta di ricovero di soggetti COVID e pazienti non COVID, ha fatto sapere l’ASUGI, “tutta l’attività chirurgica, anche in regime di libera professione, sarà sospesa, così come le attività di ricovero programmato dell’area medica, limitando al 60 per cento l’attività di sala operatoria”. Saranno garantite sempre le urgenze ed emergenze chirurgiche, la Traumatologie a la Chirurgia oncologica indifferibile.
Sulla decisione di Asugi è intervenuto il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti, sottolineando come, in una situazione di fatto complicata, “chi governa politicamente la sanità, nonostante gli avvertimenti, ha preferito rispondere con il solito racconto di un Fvg da primati, piuttosto che mettere in atto una vera riorganizzazione. Anziché andare verso una normalizzazione del sistema, continuiamo a vivere in emergenza, come se esistesse solo il Covid”.
I numeri della pandemia in regione intanto rimangono importanti: anche nelle ultime 24 ore in Friuli Venezia Giulia sono stati rilevati 4651 positivi, salgono a 40 i pazienti in terapia intensiva, dai 37 di ieri, mentre i pazienti ospedalizzati in altri reparti scendono a 351, in calo di due unità.
I numeri del contagio rendono inoltre di fatto inutile il tracciamento, come conferma all’agenzia Dire anche Andrea Longanesi, direttore sanitario di Asugi. “Il contact tracing – ha detto - funziona quando si hanno 50-60 positivi al giorno, ma in una situazione pandemica come oggi, diventa impossibile”: “ricostruire tutti i contatti è praticamente inutile” perché i possibili contagiati vengono chiamati anche una settimana dopo il contatto con il positivo. Che il tracciamento sia impossibile è noto, osserva il direttore, “ma continua a essere fatto perché lo prevedono le norme nazionali”. L’Asugi si starebbe comunque organizzando per ridurre i tempi.

Alessandro Martegani