Alla fine la Regione ha scelto una soluzione di compromesso sulla ripartizione dei 10 milioni di euro destinati alla comunità slovena del Friuli Venezia Giulia.
Dopo il disaccordo all’interno della Commissione consultiva regionale per la minoranza slovena fra le due organizzazioni maggiormente rappresentative della comunità linguistica in Italia, l’Associazione Culturale ed Economica Slovena (SKGZ) e il Consiglio delle Organizzazioni Slovene (SSO), l’assessore Pierpaolo Roberti aveva deciso di presentare e far approvare in Giunta una proposta autonoma, che, come confermano i presidenti delle due organizzazioni, rappresenta una via di mezzo fra le due posizioni.
In totale si parla di 10 milioni di euro, il 60 per centro assegnati alle organizzazioni della minoranza slovena (di questi una buona parte, il 27 per cento, pari a un milione 620 mila euro, andranno alle attività editoriali), il 27 per cento, una quota che rappresenta la media fra il 29 e il 25 proposto dalle due organizzazioni, va allo sviluppo dell’uso della lingua slovena nelle pubbliche amministrazioni, con lo sportello unico presso la regione, mentre il resto servirà per lo sviluppo delle comunità di nuova costituzione dei comuni montani delle valli del Natisone e della Val Canale, e per gli accantonamenti.
I punti di contrasto riguardavano soprattutto il tema dell’insegnamento dello sloveno ai bambini della Val Canale, e i finanziamenti al Primorski Dnevnik, un contrasto però, dicono le due organizzazioni, che sarebbe meno profondo rispetto a quanto rappresentato in questi giorni.
“In democrazia non si può condividere tutto – dice il presidente dell’SSO Walter Bandelj -: abbiano presentato proposte differenti su alcuni punti, ma sua tratta di un normale confronto. Noi ad esempio pensiamo che non sui possano destinare fondi per avere il giornale a colori in una fase in cui questi soldi potrebbero servire per altre attività in crisi a causa della pandemia, e che sia ancora necessario finanziare le organizzazioni che insegnano lo sloveno ai bambini, ma si tratta di un confronto normale, sul merito delle voci”.
“In realtà non eravamo d’accordo su qualcosa che potremmo quantificare come l’uno o il due per cento dell’intero finanziamento – aggiunge Ksenija Dobrila, presidente dell’SKGZ-. Riguardo le scuole - aggiunge – ricordo che esistono fondi dello Stato che, una volta presentato un progetto, rendono lo sloveno una materia curricolare. Non si capisce quindi perché finanziare delle associazioni per fare un’attività che viene già finanziata dallo Stato.”
Resta comunque l’amarezza per non aver espresso un voto all’interno della commissione: vista la disparità di opinioni, l’assessore Roberti aveva chiuso la riunione, affidando tutto a una proposta della Giunta regionale. Un passo che non era mai stato compiuto all’interno della commissione, che è un organo consultivo e che avrebbe potuto esprimersi anche a maggioranza. “Si tratta di un precedente pericoloso - afferma Ksenija Dobrila -, che ha tolto la possibilità di esprimersi anche agli altri componenti della commissione, che non ha potuto votare una delibera.”
Alessandro Martegani