“Se l’imputato non si mette la mascherina io lascio l’aula”. È iniziata così, in un modo a dire la verità anche prevedibile, l’udienza del processo per direttissima che vede imputato l’ex candidato sindaco del movimento no vax 3V, e attuale consigliere comunale Ugo Rossi.
Rossi, era stato arrestato dai carabinieri il 21 settembre scorso, durante la campagna elettorale, per oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, dopo esser stato coinvolto nei disordini scoppiati di fronte a un ufficio postale del rione di San Giovanni, dove due persone, esponenti dei 3V, si rifiutavano d’indossare correttamente la mascherina all'interno dei locali.
Rossi, giunto in aula pochi minuti prima dell’inizio dell’udienza, si è accomodato accanto al suo legale, senza indossare una mascherina, e all’avvio del dibattimento il pubblico ministero, Antonio Montrone, l’ha fatto immediatamente notare, minacciando, accanto all’avvocato di parte civile Giulio Di Bacco, di lasciare l’aula se Rossi non avesse rispettato le norme vigenti all’interno del tribunale.
A poco è servito il certificato di una psicologa presentato dal legale di Rossi, l’avvocato Pierumberto Starace, secondo cui la mascherina avrebbe potuto provocare al paziente delle crisi di panico. Il giudice, Camillo Poillucci, rilevando come l’esenzione debba essere certificata da un medico, ha invitato Rossi a indossare una mascherina o ad allontanarsi dall’aula, e il consigliere comunale no vax ha dovuto cedere e mettersi il dispositivo di protezione, chiedendo però il permesso di togliersela se fosse sopraggiunta una crisi di panico, che per fortuna non è arrivata.
Dopo questo piccolo scontro è iniziato l’esame dei testimoni dell’accusa, il direttore dell’ufficio postale di fronte al quale si era svolto lo scontro con i carabinieri, un passate che aveva filmato lo scontro, e i due carabinieri coinvolti nella colluttazione. Tutti hanno confermato come Rossi fosse arrivato sul posto chiamato da due altri esponenti del movimento no vax, dopo il rifiuto di una dei due d’indossare la mascherina nell’ufficio di San Giovanni e l’arrivo dei carabinieri per sedare un litigio scoppiato con gli altri clienti.
I due carabinieri hanno raccontato che Rossi avrebbe rifiutato di esibire i documenti, e dopo aver urlato nelle orecchie di sottoufficiale dell’Arma con il megafono, avrebbe prima tentato di allontanarsi, e poi fatto resistenza coinvolgendo nello scontro i due tutori dell’ordine. Secondo il Pm e la parte civile tutto sarebbe documentato dalle immagini girate dai numerosi testimoni con i telefoni, e la diretta avviata dallo stesso Rossi su Facebook.
Tutte accuse rinviate al mittente da Rossi che, pur apparendo più collaborativo di fronte al giudice, ha negato di aver provocato lo scontro, ha accusato i carabinieri di aver usato tecniche d’immobilizzazione pericolose nelle fasi più calde dell’arresto, e di aver fatto delle “sceneggiate”, e ha sottolineato come le frasi offensive verso le forze dell’ordine (“Non fate niente tutto il giorno”), fossero state “estrapolate da un discorso più ampio” pronunciato nel corso del comizio improvvisato di fronte alle poste.
A supportare le accuse del pm però sono proprio le immagini, in gran parte girate dallo stesso Rossi nel corso della diretta Facebook, dove si sentono distintamente le parole del consigliere comunale sui carabinieri e si riesce a capire la sequenza degli eventi.
Al termine dell’udienza è stato deciso di ascoltare i testimoni della difesa il prossimo 24 novembre, data in cui è anche possibile, che il procedimento arrivi a sentenza.
Alessandro Martegani