Una giocatrice di pallavolo ha ricevuto dalla propria squadra una citazione per danni dopo essere rimasta incinta. È l’incredibile storia in cui è rimasta coinvolta Lara Lugli, schiacciatrice del Volley Pordenone, squadra che disputa il campionato di B1 di pallavolo.
È stata la stessa giocatrice a raccontare la sua tanto incredibile quanto inaccettabile storia: nella stagione 2018 – 2019 aveva comunicato alla squadra di aspettare un bambino, e immediatamente il contratto si è interrotto, ma non basta. La squadra decide di non pagare l’ultimo stipendio, e due anni dopo, Lara si vede anche recapitare una citazione per i “danni” subiti dalla società.
Il ragionamento della società è singolare: l’accusa alla giocatrice è di “aver taciuto al momento della trattativa contrattuale la sua intenzione di avere dei figli”, di aver puntato “a un ingaggio sproporzionato”, e di non esser stata disponibile a “rientrare e completare gli ultimi due mesi di campionato anche dalla panchina”, ignorando il fatto che nel frattempo Lara aveva perso il bambino e si trovava in una condizione fisica e psicologica che non le consentiva di giocare.
Insomma, la gravidanza è stata considerata un “comportamento in contrasto con gli impegni assunti nel contratto”, una posizione che si scontra con ogni principio di tutela delle lavoratrici e che ripropone l’idea che rimanere incinta per una lavoratrice non sia una sacrosanta e libera scelta, da tutelare, ma un danno per l’azienda.
Come se non bastasse la società ha considerato Lara responsabile della perdita degli sponsor per i risultati negativi dopo la sua uscita dalla squadra, che ha chiesto anche i danni. La stessa società ha anche confermato come nel contatto, prassi che peraltro sembra normale per le giocatrici, fosse prevista la risoluzione in caso di gravidanza.
Il caso, scoppiato peraltro proprio l’8 marzo giornata della donna, ha messo in luce quanta strada ci sia ancora da fare nel campo della tutela delle lavoratrici, e in particolare delle sportive in Italia. Solidarietà a Lara è giunta da moltissime altre atlete e atleti, ma anche da parte del mondo politico, e la sua vicenda è giunta fino alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che ha difeso la giocatrice.
“Siamo costrette – ha detto l'assessore regionale allo Sport del Friuli Venezia Giulia Tiziana Gibelli - a leggere notizie che ci lasciano esterrefatte. Spiegare che una pallavolista professionista ha causato un danno economico alla squadra perché è rimasta incinta è, per usare termini gentili, vergognoso: calpesta i diritti di una persona, di una donna, della sua famiglia e anche, lo dico senza enfasi, di tutta la nostra società".
"Da assessore allo Sport, ma soprattutto da donna, mi sento di dire una sola parola: vergogna. Vergogna per non aver rispettato un diritto, vergogna per aver svilito ancora una volta la donna, vergogna perché si fa intendere che lo sport sia cosa per uomini, vergogna perché nel 2021 dobbiamo essere ancora qui a commentare episodi del genere”.
Alessandro Martegani