Continua la battaglia a colpi di carte bollate fra il Comune di Trieste e le organizzazioni che si oppongono alla realizzazione della funicolare. Dopo la nota del Comune, che evidenziava il respingimento di una serie di ricorsi da parte del TAR, oggi il Comitato No Ovovia ha sottolineato che lo stesso Tribunale regionale ha rilevato “evidenti vizi di illegittimità nel procedimento di Valutazione di incidenza (VINCA)”, nell’ambito di un ricorso presentato dalle associazioni Legambiente Nazionale APS – Rete associativa ETS, Lipu ODV e WWF Italia ETS contro il Comune di Trieste e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
“I giudici – dice una nota - accogliendo la tesi delle associazioni ricorrenti, hanno riscontrato la presenza di evidenti vizi di illegittimità: le norme nazionali ed europee, infatti, - aggiunge la nota - prevedono la necessità di valutare obbligatoriamente l’incidenza causata sull’ambiente dalla realizzazione dei progetti sulle aree protette”, mentre il progetto della Cabinovia, finanziato dal PNRR per quasi 50 milioni di euro, che prevede un collegamento tra il Porto Vecchio all’area carsica del Bosco di Barcola Bovedo, “interferisce con i siti Natura 2000 ed è stata proposta dal Comune di Trieste in deroga al divieto di realizzazione di impianti a fune stabilito dal Decreto ministeriale 17 ottobre 2007, che dispone le misure di conservazione generali da attuarsi nelle aree Natura 2000”.
I giudici hanno pertanto disposto che “sia la sospensione del procedimento di VINCA, che il subprocedimento di seguito avviato, sono illegittimi perché non rispettosi della corretta sequenza di valutazioni in materia, come prescritta dalla normativa nazionale ed europea. Ne deriva che la ritenuta prevalenza dell’interesse alla realizzazione del piano, così come proposto da parte Comunale, è viziata in radice…”.
“Si tratta di una pronuncia molto importante – affermano le associazioni Legambiente Nazionale APS, Lipu e WWF Italia – perché non solo certifica la correttezza dei nostri rilievi e delle nostre preoccupazioni rispetto al rischio di danneggiare irreversibilmente un’area naturale preziosa per la città di Trieste come il bosco di Bovedo, ma fa chiarezza sulla tendenza, sempre più abusata dalle amministrazioni, di ricorrere ai cosiddetti IROPI senza verificare la mancanza di alternative meno dannose per i siti Natura 2000”.
Alessandro Martegani