La fine dei controlli alla frontiera da parte delle autorità slovene non ha cambiato le procedure delle forze dell’ordine italiane per il controllo dei confini.
Anche per entrare in Italia, salvo specifiche categorie come i lavoratori transfrontalieri, è necessario comunicare il proprio arrivo alle autorità sanitarie e avere il certificato di un test negativo eseguito non più di 48 ore prima, ma la responsabilità del rispetto delle regole, così come accade in altri paesi come la Slovenia, viene perlopiù lasciata ai viaggiatori. Anche ai valichi più trafficati della regione, è frequente non incontrare alcuna pattuglia della polizia o carabinieri, e i valichi minori sono perlopiù deserti.
La presenza di personale di controllo viene notata soprattutto nel fine settimana, e negli ultimi giorni si è visto anche qualche mezzo militare, che però si limita ad osservare la situazione, probabilmente più per un controllo sui migranti a piedi, che su possibili sconfinamenti da parte dei residenti.
Ai valichi non è infatti infrequente notare il passaggio di targhe italiane, dirette ai distributori di benzina a poche centinaia di metri, così come il passaggio di automobili slovene verso a Trieste.
Più complessa la situazione verso l’Austria, dove i controlli sono frequenti e sono pochissime le categorie che possono lasciare L’Italia senza la registrazione online e il certificato di negatività. Per ora la regione però non sembra risentire della decisione dell’Austria di deviare verso il Friuli Venezia Giulia i mezzi pesanti guidati da autotrasportatori sprovvisti della documentazione necessaria per passare attraverso il Brennero.
Quella della disparità di trattamento alle frontiere interne all’Europa è una situazione che sembra preoccupare anche Bruxelles, che ha ricordato a tutti e 27 gli Stati membri la necessità di “garantire un approccio coordinato a livello dell'Unione Europea sulle limitazioni alla libera circolazione” e di evitare “decisioni unilaterali” in questa fase di recrudescenza del virus.
A riguardo anche i presidenti delle Camere di commercio del Friuli Venezia Giulia e della Carinzia hanno sottolineato la necessità di “protocolli mirati per regolare l’ingresso dei lavoratori transfrontalieri e dei Tir tra Austria e Italia, con particolare riferimento al traffico relativo tra Friuli Venezia Giulia e Carinzia”, ricordando come in una situazione analoga Roma e Lubiana abbiano trovato subito “una soluzione a favore dei transfrontalieri e dei trasporti”.
Alessandro Martegani
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