Il settore della ristorazione è uno di quelli che è stato maggiormente messo in difficoltà dalla pandemia del coronavirus. Il lockdown di qualche mese fa ha messo in ginocchio molte attività e nessuno, compreso il Governo, vuole nemmeno prendere in considerazione una nuova chiusura. A Trieste, in particolare, la zona di via Torino ospita molti locali frequentati e spesso è finita sulle cronache cittadine a causa del flusso di persone che ci si riversano creando preoccupazione alle istituzioni, risultando ora probabilmente, la via più controllata della città. Gli esercenti si sono perciò adeguati, seguendo con ancora maggiore attenzione le regole di contenimento. Ora la nuova “stretta” da parte del Governo, inevitabilmente metterà in ulteriore difficoltà i ristoratori. Stefano Zuliani, titolare del Maita e del Mor, locale presente proprio in via Torino, ci ha spiegato il suo punto di vista: “Già da prima c'erano grosse difficoltà, con quanto era già previsto all'interno delle regole precedenti, ossia la non possibilità di servizio in piedi, quindi solo di gente seduta al tavolo. Quello, ovviamente, ha ridotto notevolmente l'affluenza di clienti, anche perché qua siamo soprattutto in una via che ha sempre vissuto di massa e quella possibilità era già stata eliminata. Con il nuovo dpcm, con la chiusura alle 24, ovviamente, si sono tolte un bel po' di ore di lavoro notturno. Valuto per me, che gestisco un puro cocktail bar, quindi io lavoro solamente di notte... Ce lo aspettavamo, si sapeva benissimo che era nell'aria. Diciamo che, se vogliamo essere un minimo positivi, va già molto bene che abbiano messo mezzanotte come limite e non le dieci di sera, perché chiudere alle 22 anche la ristorazione, vuol dire che non puoi più fare le cene, perché se, come sembra, a mezzanotte il locale non è che deve smettere di dare da bere, ma deve essere completamente vuoto, vuol dire che tu, gli ultimi ordini, puoi prenderli al massimo, ma proprio massimo, alle 23.30, facendoli consumare in maniera molto frettolosa, che non è neanche bello e soprattutto, parlo per me, non è nel nostro stile”.
Davide Fifaco