Il Consorzio Italiano di Solidarietà – Ufficio Rifugiati Onlus e la Fondazione diocesana Caritas di Trieste hanno presentato il report statistico sulla prima accoglienza che avviene nella struttura di “Casa Malala”. Dai dati si evince che il flusso degli arrivi è in netto aumento rispetto al 2018, soprattutto per l'arrivo di migranti dalla rotta balcanica.
Trieste è quindiuno degli accessi principali, in Italia, per i richiedenti asilo. La corretta gestione delle strutture di prima accoglienza, ovvero “Casa Malala” ed il sistema di trasferimenti, ispirati ai criteri di apertura e flessibilità, hanno finora permesso di far fronte ad una realtà complessa, evitando di creare situazioni di tensione sociale. Tutto questo grazie all'impegno ed al coinvolgimento di mediatori ed operatori formati nel corso degli anni, che hanno permesso, nel 2019, di superare la difficile prova di un'accoglienza su grandi numeri. Sono state infatti quasi 1.500 le persone gestite dalla prima accoglienza, 1041 quelle trasferite poi in altre regioni ed oltre 1300 quelle che hanno usufruito di visite mediche da parte di associazioni di volontariato. Desta quindi qualche preoccupazione il ridimensionamento delle risorse predisposto dal governo, che non permetterà più una gestione “capillare” di una struttura fondamentale per l'accoglienza come Casa Malala, come ci ha spiegato il presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, Gianfranco Schiavone: “noi stessi non abbiamo, forse, fatto rimarcare abbastanza quanto la gestione di questo nodo sia essenziale per mantenere anche una buona gestione dell'intero sistema di accoglienza diffusa, che poi rimane chiaramente il cuore del sistema triestino. Sistema che funziona proprio perché c'è un ingresso, un primo ingresso, una prima accoglienza, fatta appunto nel modo che cerchiamo di fare sempre a Casa Malala”.
Davide Fifaco