Si chiama "niclosamide", un antiparassitario sintetizzato mezzo secolo fa per eliminare le lumache nelle coltivazioni e utilizzato dagli anni ‘80 per la terapia contro le infezioni intestinali da tenia, ma a questa sostanza sono ora legate molte speranze di trovare una cura per il Covid 19.
Lo studio, pubblicato sulla rivista “Nature” è stato sviluppato da ricercatori del King's College di Londra, dell'Università degli studi di Trieste e del Centro di Ingegneria genetica e biotecnologie del capoluogo giuliano, guidati dal triestino Mauro Giacca.
Già a novembre il team aveva osservato gli effetti del virus sulle cellule dei polmoni, scoprendo che il 70 per cento dei pazienti morti di Covid presentava una trombosi polmonare e un vasto numero di cellule anormali, generate dalla fusione di cellule polmonari causata dall’azione della proteina Spike del coronavirus, che attiva proprio una serie di proteine indispensabili per la fusione cellulare.
Partendo da questo dato gli scienziati hanno deciso di seguire una strada diversa da quella percorsa per i farmaci, in gran parte inefficaci, in uso attualmente, puntando a bloccare non la riproduzione del virus ma gli effetti sui polmoni.
L’obiettivo era trovare farmaco in grado di bloccare questo processo, e, dopo aver testato più di tremila sostanze, è stata trovata la niclosamide, in grado di bloccare il meccanismo che danneggia le cellule. Oltre a fermare la malattia, potrebbe quindi anche evitare i disturbi prolungati nel tempo su chi è guarito dal Covid.
Un sperimentazione è già partita in India su 120 persone ricoverate. Il farmaco andrebbe somministrato a pazienti che presentano sintomi importanti e che necessitano cure in ospedale, ma non ancora al punto da richiedere la terapia intensiva.
Se ci saranno risultati positivi, il farmaco, che esiste già da 50 anni e quindi è già disponibile, potrebbe essere utilizzato su larga scala.
Alessandro Martegani