La Somalia è un paese che ha avuto relazioni storiche complesse con l’Italia, che ha passato anni di guerra che hanno letteralmente distrutto il paese e la capitale Mogadiscio, ma che ora punta proprio sulle relazioni con Roma per avviare una nuova fase di sviluppo.
La storia del paese, le vicende passate negli ultimi anni, ma soprattutto la voglia di ripartire e di riprogettare quell’area sono stati i temi del convegno (“SOMALIA: dalla ricerca del passato alla prospettiva di futuro”) organizzato a Trieste dall’Associazione culturale italo-somala “Sagal”, con l’obiettivo di sostenere la rinascita politica e sociale del paese.
Nella sala maggiore della Camera di commercio sono intervenuti esperti e rappresentanti delle istituzioni italiane e somale, uniti dalle volontà sfruttare proprio le relazioni fra i due paesi per far ripartire definitivamente la Somalia e far tornare la capitale Mogadiscio ad essere la “perla dell’oceano”. Ahmed Faghi Elmi, presidente dell’associazione Sagal, ha ricordato come proprio la capitale somala, “una città aperta a tante influenze sociali e culturali che nel corso dei secoli hanno seguito le rotte marittime, porti ancora i segni della distruzione della guerra, e una delle chiavi per la ricostruzione - ha spiegato - potrebbe essere proprio il rapporto fra Italia e Somalia”.
Nel corso deli interventi è stato più volte ricordato il concetto di diaspora, un destino vissuto da molte popolazioni, in Africa e in altre continenti, che però, come ha sottolineato Bertrand Mani Ndongbou, Presidente del coordinamento nazionale delle diaspore per la cooperazione internazionale, ha creato delle comunità che ora fungono da custodi della cultura e della storia dei rispettivi paesi, ma anche da punto di connessione fra due mondi. Proprio per questo, dice, devono essere coinvolte nei processi decisionali sui progetti di sviluppo: “Le diaspore – dice - hanno tante competenze e anche tante capacità, come dimostra questo evento, che ha avuto il contributo dell'ente locale ed è un momento di scambio tra Italia e Somalia. Noi però chiediamo anche poterci sedere ai tavoli dove si prendono le decisioni per co- progettare insieme, per proporre idee. Proprio in questo momento si discute del Piano Mattei, ma non è possibile che nel piano Mattei, nella governance del piano, manchi l’apporto della diaspora. Questo è un grave problema, che potrebbe inficiare il successo del piano stesso.
Avere anche la parte africana, della diaspora africana, che possa contribuire con le proprie idee e portare sul tavolo proposte che possono essere importanti per le popolazioni locali è fondamentale. Noi sappiamo quanto la diaspora sia impegnata nei nostri paesi, tramite le rimesse, tramite iniziative imprenditoriali e così via, e avere l'opportunità di coinvolgere la diaspora penso sia l'elemento che possa determinare una situazione win-win per tutti gli attori che sono seduti intorno a quel tavolo, perché si hanno anche modi di pensare diversi e approcci diversi alla Cooperazione e su quello che va realizzato negli stessi paesi”.
Anche Ahmed Faghi Elmi ha sottolineato come “l’intera comunità italo-somala possa contribuire alla costruzione di un nuovo modello socioculturale, che miri allo sviluppo di una società aperta sul mondo seppur memore delle tante ferite subite”, e come la Somalia stia conseguendo “importanti progressi nel processo di consolidamento istituzionale e di stabilizzazione”. “Le cose stanno evolvendo gradualmente nella giusta direzione – ha concluso - in quanto giovani istruiti e aperti al mondo, professionisti e imprenditori della diaspora stanno portando un contributo di idee e di partecipazione alimentando così l’ottimismo per il riscatto politico, morale e civile di questo Paese”.
Un altro segno della volontà della comunità somala in Italia di alimentare il rapporto fra i due paesi è la mostra sull’evoluzione urbanistica storica di Mogadiscio che, dal 19 aprile al 5 maggio al magazzino 26 del Porto vecchio, proporrà quattro itinerari fotografici attraverso le realtà della città.
Alessandro Martegani