Mentre a Roma in Senato si decideva la data del voto della mozione di sfiducia con non pochi colpi di scena, nel cortile del circolo culturale sloveno di Barcola a Trieste più di un centinaio di persone, nonostante la data e l’orario, si sono riunite per confrontarsi su cosa sta accadendo a livello politico in Italia e su quale dovrebbe essere l’atteggiamento del principale partito della sinistra italiana: il PD.
Una partecipazione inaspettata anche dalla sezione provinciale del partito che aveva organizzato l’incontro, nel quale, ha sottolineato il segretario Laura Famulari, si intendeva affrontare insieme a soci e simpatizzanti un momento particolarmente complicato per il paese e attraverso il dialogo recuperare magari coloro che in questi anni si sono allontanati.
Andare al voto subito o restare al governo con alleanze inattese? Questo l’azzardo che sta affrontando la dirigenza di questo partito che anche in questi giorni si è dimostrato diviso sulle scelte da fare, con uno scontro interno che ha portato solo un anno fa all’ennesima scissione. E proprio questo non vuole più la base, almeno da quello che è emerso a Trieste, che chiede invece alla dirigenza dem non solo l’unità ma anche maggiore chiarezza su quello che sono le strategie del partito su temi come l’immigrazione o il lavoro.
Sicuramente quello che è emerso, vista anche la grande presenza di persone non organiche al PD, è la paura di una possibile maggioranza di centro destra a trazione leghista che potrebbe secondo loro cambiare la natura dell’Italia e la richiesta da parte del cosiddetto elettorato insoddisfatto a quello che comunque resta il partito più grande della sinistra italiana di lasciar perdere i personalismi e unirsi attorno un programma chiaro che possa contrapporsi alla nuova destra salviniana, magari curando maggiormente la comunicazione per riavvicinarsi così all’elettorato e rappresentare un’alternativa credibile.