Nessuno conosce il numero esatto dei frontalieri che dall’Istria croata ogni giorno varcano i confini per recarsi al lavoro - sia regolare sia in nero – a Trieste e dintorni. Molti, perché non informati degli ultimi provvedimenti, lo hanno fatto anche stamattina come ci ha raccontato il 42.enne buiese I.K. “Come ogni giorno, assieme ad altri colleghi abbiamo varcato il confine con il pulmino aziendale e nessuno ci ha detto niente; ora stiamo lavorando come sempre ma siamo anche in attesa d’informazioni da parte del nostro datore di lavoro e non sappiamo che cosa ci attenderà quando rientreremo a casa”.
Al ritorno in Croazia dopo la giornata lavorativa e qualora non decidessero di soggiornare in Italia, dovranno sottostare tutti a quattordici giorni di quarantena. La conferma arriva dalle autorità di Zagabria che un paio di ore fa, hanno rafforzato i controlli ai confini e in uscita ci sono pure poliziotti che spiegano ai passeggeri, i "rischi” che corrono recandosi al lavoro o generalmente in Italia. Molti - e ne siamo stati testimoni - stamattina hanno deciso di fare dietrofront e rientrare a casa. “Se vado a lavorare e ritorno questa sera, mi mettono in quarantena per due settimane allora è meglio rimanere a casa subito” ci ha detto Marta, badante di un’anziana signora muggesana. “Io sono arrivato in macchina alle porte di Trieste, nessuno mi ha detto niente e non c’era nessun controllo nemmeno al vecchio confine italo-sloveno di Rabuiese, ma ho ricevuto la telefonata di mia moglie che mi ha riferito le novità e dopo aver preso contatto con il mio capo, abbiamo deciso che era meglio che rientrassi” ci ha raccontato invece G.K. che al Dragogna non ha avuto difficoltà. La polizia croata, sentito il suo racconto, gli ha consentito di andare a casa.
Come sempre avviene nell’intreccio delle aree di confine ci sono poi le storie inverse quelle di chi ha casa a Trieste e lavora in Croazia, oppure ha parenti stretti in Istria. Stamattina il signor Aldo che abita a Mofalcone, ignaro dei provvedimenti, avrebbe dovuto portare dei medicinali alla madre ammalata a Castelvenere ma, su suggerimento delle guardie di frontiera, si è fatto raggiungere da un cugino al quale ha consegnato i medicamenti . Tra i due un abbraccio e un “speriamo che passi presto”.
Lionella Pausin Acquavita