Foto: Večernji list
Foto: Večernji list

Anche se non ancora iniziata ufficialmente, poiché l’avvio formale alla corsa sarà dato il primo maggio con la pubblicazione delle candidature, la campagna elettorale in Croazia è già in pieno corso. E così il quotidiano zagabrese Večernji list ha organizzato un primo confronto con i cinque candidati a zuppano della Regione istriana. Due ore di dibattito per illustrare le rispettive visioni su alcuni argomenti chiave: sviluppo economico, turismo e agricoltura, abuso edilizio, sanità, istruzione, collegamenti e trasporti, quadro demografico e l’immancabile questione del Centro regionale per lo smaltimento dei rifiuti di Castion. Il candidato dell’HDZ, Anton Kliman, logicamente, ha puntato molto sul lobbying, contatti e dialogo con il governo nazionale mentre Slaven Boljun del Možemo/Possiamo sulla necessità di lasciare la guida della penisola ad una nuova generazione. Sanja Radolović dell’SDP convinta sia giunto il momento di lasciare la Regione in mano ad una donna, è stata sicuramente la più critica di tutti nei confronti della Dieta democratica istriana che detiene il potere da più di trent’anni e rappresentata da Dalibor Paus ma anche nei confronti dell’attuale governatore, Boris Miletić, fuoriuscito dal partito regionalista ed ora in corsa come indipendente. E proprio tra Paus e Miletić si è sviluppato il confronto più interessante, caratterizzato più da un antagonismo personale che ideologico o programmatico. Nel corso del dibattito si è fatto più volte riferimento alla Slovenia toccando le difficoltà dei collegamenti stradali e dell’imbuto sulle viabili che da Capodistria conducono alla Ipsilon istriana, delle case di villeggiatura irregolari costruite da cittadini sloveni e anche della fruibilità dell’Ospedale di Isola per la popolazione dell’ex buiese. Nessuno dei partecipanti ha fatto accenno o riferimento al dialogo interculturale e alla presenza della componente italiana. Da riflettere: se per disattenzione e dimenticanza o soltanto perché tutti e cinque vivono la presenza della CNI come corpo integrante di quella che viene definita “istrianità”. Vogliamo credere a questa seconda opzione anche se va detto che un piccolo riferimento alla tanto decantata convivenza sarebbe stato più che opportuno per chi aspira a governare un’area che tutti e cinque i candidati definiscono particolare e specifica.