Con i suoi 200 mila abitanti e il mezzo milione di posti letto, l’Istria d’estate è una baraonda e d’inverno un luogo deserto con migliaia di appartamenti vuoti”, questa la constatazione generale emersa in quasi tutti gli interventi che hanno voluto fotografare la situazione ma anche riflettere sulle soluzioni da adottare per consolidare un turismo sostenibile a rispetto dell’ospite e soprattutto della popolazione locale. Tutti i relatori, dal direttore dell’Associazione turistica croata Veljko Ostojić all’esponente dell’ACI Marina Ivan Herak e a quella del Fondo per la tutela ambientale Vesna Cetin Krnjević, hanno puntato il dito contro la massiccia cementificazione e la costruzione incontrollata di nuovi edifici, case, appartamenti acquistati soprattutto da stranieri e spesso affittati senza i dovuti consensi.
Opinioni divergenti sulla cosiddetta nuova legge sugli affitti che entrerà in vigore il primo gennaio 2025. Per alcuni questa riuscirà a mettere un po’ di ordine, per altri invece andrebbero adottate misure più rigorose nel settore delle concessioni edilizie. “Queste non rispecchiano il trend di crescita demografica” ha affermato il governatore istriano Boris Miletić secondo il quale la colpa non va data solo allo stato poiché pure le autonomie regionali e locali hanno una grande responsabilità nella pianificazione territoriale ed urbanistica. Per Miletić è necessario garantire casa, anche con affitti a lungo termine, ai giovani, ai quadri deficitari come medici ed infermieri e porre fine alla costruzione indiscriminata di edifici che per mesi rimangono vuoti.
Basta fare una passeggiata a Medolino, Torre-Abrega per imbattersi in interi quartieri fantasma” si è sentito dire a Pola dove un accenno è stato fatto pure sull’incidenza negativa che il sovraffollamento turistico provoca al settore della gestione dei rifiuti e a quello dell’approvvigionamento idrico. “Registriamo già un insufficienza nel sistema di condutture e in quello delle risorse”, ha spiegato il direttore dell’Acquedotto istriano Mladen Nežić secondo il quale bisogna pensare alla costruzione di un nuovo bacino simile a quello di Butonega. A lungo andare dunque - questa una delle conclusioni dell’incontro - il prezzo dell’“appartamentizzazione” incontrollata sarà pagato dalla popolazione locale e anche dal settore turistico reale che in decenni di lavoro ha reso l’Istria una delle destinazioni più attrattive e particolari sia a livello nazionale che internazionale.

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria