“77 anni fa furono poste le basi per un’Istria moderna e multiculturale, una regione che è modello per tanti e che ci rende orgogliosi di essere cittadini istriani”. Questo in sintesi il messaggio incluso in tutti gli interventi. E se il presidente del Consiglio, Valter Drandić, ha puntato sull’antifascismo quale valore fondamentale per la penisola, il facente funzione di zuppano, Fabrizio Radin, consegnando il riconoscimento annuale all’Unità di crisi conteale, ha puntato sulla regionalizzazione e il decentramento dei poteri. “Nell’affrontare la pandemia abbiamo dimostrato come dovrebbe funzionare uno Stato moderno che non ha paura di trasferire i poteri dal livello nazionale a quello regionale”, ha affermato Radin.
E all’Istria, un plauso per l’efficacia con la quale è riuscita a contenere il diffondersi del coronavirus è arrivato pure dal capo dello Stato, Zoran Milanović. Parlando dei fatti storici il presidente croato ha affermato che le Decisioni di Pisino hanno rappresentato la realizzazione delle aspettative e dei desideri di generazioni di istriani ed ha aggiunto: “Spesso però, o meglio regolarmente, omettiamo di ricordare che in Istria vivevano decine di migliaia di italiani che non accolsero positivamente quei cambiamenti e che perciò decisero di abbandonare la propria terra. Si tratta di fatti che vanno ricordati e ripetuti perché fanno parte della verità e sono conseguenza di una guerra dura e cruenta nel corso della quale le vittorie avvenivano sotto l’egida della stella rossa sulla quale oggi – giustificatamente - ci sono molti dilemmi”. Un riferimento all’esodo che pochi capi di stato o personalità politiche hanno avuto il coraggio di fare e che forse veniva ricordato negli interventi dei politici locali solo nei primi anni Novanta ovvero nei primi anni di esistenza della Regione istriana.
Lionella Pausin Acquavita