“La strage è stata organizzata e finanziata dai vertici della Loggia P2, è stata protetta dai servizi segreti deviati ed eseguita da mano fascista. Difficile ora confondere le acque con piste assurde”. Con queste parole Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della Strage del 2 agosto 1980, ha commentato la recente sentenza sulla strage di Bologna.
Le parole di Bolognesi sono giunte nel corso delle commemorazioni della tragedia ache segnò la città e anche al storia del paese.
Il 2 agosto 1980, un sabato, una bomba a tempo, composta da 23 chili di esplosivo di fabbricazione militare, venne fatta esplodere all’interno della sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. L’edificio era affollato di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze: la deflagrazione sventrò l'ala ovest della stazione e investì anche il treno Ancona-Basilea, che si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante l'edificio. Nell'esplosione morirono 85 persone e altre 200 rimaste ferite.

Per quella strage, a cui la città reagì con un’incredibile slancio di solidarietà, vennero condannati alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, e poi di Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca, ma si discusse per decenni sui mandanti, anche se, nonostante i depistaggi, era apparso chiaro fin da subito il legame degli ambienti dell’estrema destra con i servizi segreti deviati e la criminalità organizzata.
Quest’anno fa la Procura generale di Bologna ha anche indicato un altro militante di estrema destra, Paolo Bellini, come esecutore insieme agli ex NAR, e il coinvolgimento dell’ex gran maestro della P2 Licio Gelli, accanto a esponenti del mondo massonico, della finanza e dello Stato.
Una verità che si sta rivelando, a 42 anni dalla strage, ma che deve ancora essere cercate come hanno ricordato molti degli interventi nelle cerimonie culminate con la commemorazione nella piazza antistante la stazione proprio alle 10.25, l’ora dell’esplosione, segnata perennemente dall’orologio della stazione bloccato dalla deflagrazione e mai riparato, a memoria della strage.
Presente alla cerimonia anche il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, che ha ricordato nel suo intervento anche le altre stragi che colpirono l’Italia negli anni di piombo, “una lunga scia di sangue - ha detto - che ha attraversato Bologna e lasciato tante vittime e piaghe nel nostro popolo, diretta a colpire la Bologna antifascista e democratica, diga contro il dilagare di tendenze eversive che volevano colpire la nostra democrazia”.
“Tentativi tutti – ha aggiunto -, strage del 2 agosto, Italicus, 904, Ustica, Uno Bianca, fino al corpo di Marco Biagi, messi insieme da un infame impasto di fascismo, terrorismo, criminalità comune e istituzioni deviate che volevano minare nella profondità la nostra democrazia”.
Duro anche l’intervento del sindaco di Bologna Matteo Lepore: “Se è vero che i depistaggi sono avvenuti pochi anni fa, significa che ancora dentro lo Stato ci sono persone che non vogliono la verità. Ecco perché – ha aggiunto - abbiamo ancora bisogno di scendere in piazza il 2 agosto in tanti, e abbiamo bisogno che Bologna chieda verità e giustizia per arrivare fino in fondo”.

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione della ricorrenza, ha definito la strage "un atto di uomini vili, di una disumanità senza uguali, tra i più terribili della storia repubblicana", e ha ricordato come "la matrice neofascista della strage sia stata accertata in sede giudiziaria e passi ulteriori sono stati compiuti per svelare coperture e mandanti per ottemperare alla inderogabile ricerca di quella verità completa che la Repubblica riconosce come proprio dovere".

Alessandro Martegani