È stato per anni il volto della solidarietà e dell’aiuto disinteressato nelle aree di guerra in tutto il pianeta. È giunta improvvisa e inattesa la notizia della morte di Gino Strada, medico, fondatore e uomo simbolo di Emergency, l’organizzazione non governativa che offriva assistenza medica nelle aree di guerra.
Gino Strada, 73 anni, soffriva di problemi al cuore: la notizia della sua scomparsa, mentre si trovava in Normandia, è stata confermata dalla famiglia.
Era nato a Sesto San Giovanni il 21 aprile 1948, e dopo gli studi e la laurea in medicina all'Università Statale di Milano, si era specializzato in Chirurgia d'Urgenza e in chirurgia cardiopolmonare negli Stati Uniti. Alla fine degli anni Ottanta cominciò a lavorare per il Comitato internazionale della Croce Rossa in zone di guerra in Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia Erzegovina.
Decise quindi e di fondare, assieme alla moglie Teresa, Emergency, associazione umanitaria internazionale impegnata soprattutto nella riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo. L’organizzazione, e Gino Strada stesso, divennero rapidamente il punto di riferimento dell’assistenza in zone di guerra, fornendo assistenza gratuita a milioni di pazienti e realizzando ospedali e posti di primo soccorso in 18 Paesi nel mondo. Solo in Afghanistan, dove Emergency è arrivata prima dell’intervento americani, la sua organizzazione gestisce tre ospedali e 44 ambulatori.
Strada è stato però anche la voce della coscienza per i governi occidentali: voce libera e indipendente, non aveva mai risparmiato le critiche ai governi e alla politica per gli interventi militari sugli scenari di guerra o anche per gli atteggiamenti ambigui nei confronti dei conflitti, rifiutando ogni sovvenzione pubblica proprio per rimanere completamente indipendente.
Era stato fortemente contrario alla partecipazione dell'Italia all'intervento NATO in Afghanistan, definita una "barbarie commessa contro la popolazione afghana". Proprio oggi era uscito sul Quotidiano la Stampa un pezzo a sua firma, in cui ribadiva le critiche agli interventi negli ultimi 20 anni: “Ho visto aumentare il numero dei feriti e la violenza, mentre il Paese veniva progressivamente divorato dall’insicurezza e dalla corruzione. Dicevamo 20 anni fa che questa guerra sarebbe stata un disastro per tutti – ha aggiunto -, oggi l’esito di quell’aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista”.
Alessandro Martegani