Attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture: sono queste le ipotesi di reato che hanno portato i magistrati di Genova a ordinare l’arresto di sei ex ed attuali amministratori di Autostrade per l'Italia.
Agenti della Guardia di finanza hanno notificato ed eseguito questa mattina le ordinanze nei confronti di alti dirigenti della società che gestisce gran parte della rete autostradale italiana, al centro di roventi polemiche dopo il crollo del ponte Morandi di Genova.
Agli arresti domiciliari sono finiti fra gli altri l'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, l’ex responsabile manutenzioni Michele Donferri Mitelli, e Paolo Berti, direttore centrale operativo.
Al centro delle indagini, parallele a quelle sul disastro di Genova e partite un anno fa, ci sono sempre le carenze sulle attività di manutenzione della rete, che hanno portato in questi anni alla chiusura di tunnel, viadotti e ponti per motivi di sicurezza, carenze riscontrate anche sullo stesso Ponte Morandi. L’analisi dei documenti acquisiti dalla Guardia di Finanza nel corso dell'indagine sul crollo del Morandi, ha evidenziato l’inadeguatezza delle barriere fonoassorbenti montate sull'intera rete autostradale.
Gli ex vertici sarebbero stati consapevoli che i materiali erano difettosi, rischiavano di staccarsi e volare via nelle giornate di forte vento, fatto realmente avvenuto più volte negli anni, ma nonostante questo avrebbero continuato ad installare strutture mal progettate, con materiali per l'ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti. La dirigenza avrebbe consapevolmente evitato di sostituire le strutture pericolose, cercando solo soluzioni temporanee ai guasti: da qui l’accusa di frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete nascondendo la pericolosità delle barriere al Ministero delle infrastrutture, e attentato alla sicurezza.
Delle sei misure disposte dal Gip del tribunale di Genova, tre sono arresti domiciliari e tre misure interdittive. Tra gli indagati ci sarebbe anche l'attuale numero uno di Autostrade Roberto Tomasi, ma la sua posizione potrebbe essere archiviata a breve.
Si tratta in ogni caso di una nuova bufera sulla società, che in questi mesi ha affrontato il non facile passaggio da Atlantia, holding che fa capo alla famiglia Benetton, a Cassa depositi e prestiti. La procedura avrebbe dovuto chiudersi, dopo molti rinvii e ultimatum non rispettati, a fine mese, ma ora questa nuova inchiesta potrebbe rimettere tutto in discussione. Il titolo Atlantia in borsa è crollato, e nelle stanze del Governo si torna a parlare di revoca della concessione, ipotesi sorta fin dalle prime ore successive al crollo del Morandi, e mai abbandonata, in particolare fra i 5 Stelle.
Alessandro Martegani
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