“È stata perpetrata, una volta ancora, un’ulteriore umiliazione al Popolo italiano della Venezia Giulia, dell’Istria, del Quarnaro, della Dalmazia”. Inizia così la lettera inviata al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, e ai vertici istituzionali del paese e della Rai, dal Presidente della FederEsuli Antonio Ballarin.
Al centro della reazione del rappresentante degli esuli la trasmissione “Agorà”, andata in onda sulla tv nazionale italiana che aveva affrontato il caso di Civita Castellana, comune che aveva cancellato i viaggi della memoria per gli studenti, auspicando un percorso di studio che si estendesse anche alle Foibe.
Nel corso della trasmissione lo storico Mauro Canali aveva definito “aberrante accostare la Shoah alla tragedia delle Foibe. “Una forzatura incredibile – ha aggiunto -: i due fatti vanno naturalmente condannati, ma hanno origini completante diverse, e anche un amministratore ne deve tenere conto”. “La Shoah nasce da un’ideologia razzista e antisemita, si consideravano non umani, da eliminare, sei milioni di persone; l’altro fenomeno nasce da conflitti storici, limitati a quell’area. Entrambi – ha concluso - vanno studiati, ma non accostati”. Il dibattito in seguito si era scaldato, con uno scontro fra gli esponenti politici presenti in studio.
Ballarin, commentando la trasmissione, concorda con l’inopportunità di accostare i due fenomeni, “lo possiamo dire proprio in forza del fatto che, tra la nostra gente d’Istria del Quarnaro e di Dalmazia, esistevano anche persone di religione ebraica”, aggiunge, ma sottolinea come sul tema “si sia acceso uno squallido scontro politico”, senza la presenza di “personalità del mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata”, e con una “conduzione tesa al giustificazionismo ed al riduzionismo della tragedia vissuta in quello che è, e resta, un Popolo, che ha pagato per la Nazione intera il debito di una guerra non voluta con i beni personali, consegnati alla Jugoslavia in violazione dei trattati internazionali siglati dalla stessa Italia”.
“Far partire la storia dell’Adriatico orientale dall’avvento del regime fascista del ’22 – aggiunge - appare, evidentemente, come un limite alla comprensione di eventi complessi. Citare, per esempio, il rogo del Narodni Dom avvenuto nel 1920 dimenticando la questione del massacro di Spalato, accaduto pochi giorni prima, o altri fatti di sangue”, “porta ad una storia monca”.
Ballarin denuncia uno “storytelling giustificazionista”, che “raccontando solo una parte di verità, quella che conviene a un gruppo ideologico, conduce chi ascolta alla cruciale frase: “ah, beh, ma se le cose erano così allora si comprende che…” e “se si inizia a giustificare un abominio, poi si passa a giustificarne un altro, fino a giustificare la strage di Srebrenica piuttosto che il massacro delle Fosse Ardeatine”.
Non è stata spesa una parola, prosegue “per l’85 per cento dell’intera popolazione dell’Istria, di Fiume, del Quarnaro e della Dalmazia che è stata costretta ad abbandonare quella Terra per trovarsi in un’Italia che non la voleva”. “Vediamo ancora una volta perpetrata la violenza sulla nostra pelle, una violenza che nega la nostra presenza nei talk show, che nega il progetto di eliminazione sistematica da parte di uno Stato (la Federazione Socialista di Jugoslavia) dell’elemento italiano (non riuscito, grazie a Dio, fino in fondo) e che parla in maniera non corretta della nostra storia, privandoci di rappresentanti politici da noi eletti direttamente, o di senatori a vita che ci difendano”.
La lettera si conclude con la richiesta di “considerare con maggior attenzione la storia degli esuli, e d’invitare nei programmi persone delle Associazioni, come giustamente avviene trattando altri drammi altrettanto importanti per l’Italia”.
Alessandro Martegani