“Far cessare il fuoco di parole e gli slogan contro Israele e i soldati israeliani”. Mentre si avvicina il Giorno della Memoria, la situazione a Gaza continua a creare tensioni anche in Italia e si moltiplicano le denunce da parte della comunità ebraica su episodi d’intolleranza, attacchi a Israele, se non addirittura su manifestazioni apertamente antisemite.
Di questo segno è stata anche la dichiarazione rilasciata a Sky TG24 dalla presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, in seguito agli scontri che si sono verificati a Vicenza, dove un corteo pro Palestina aveva protestato per la presenza alla fiera dell’oro di operatori provenienti da Israele.
"Cessate il fuoco a questo punto lo diciamo noi – ha detto Di Segni da Cracovia, dove stava partecipando a un viaggio organizzato nei luoghi della Memoria con un gruppo di studenti italiani - a chi continua ad accusare Israele di crimini di guerra e genocidio, con slogan basati sulla nazionalità e sulla fede, dando credito solo alla propaganda di Hamas e nuova vita a pregiudizi che speravamo estinti". “Basta – ha aggiunto - con il fuoco di parole, di slogan che generano odio con l'uso distorto di parole, di termini, di concetti rivolti allo Stato di Israele e ai soldati che in questo momento sono impegnati nella difesa di Israele".
Di Segni ha fatto appello "a tutti gli schieramenti politici, a chi insegna all'università o nelle scuole affinché cessi la violenza verbale”, definendo gli attacchi a Israele e all’esercito israeliano “un assist al terrorismo e allo squadrismo di centri sociali o di neofascisti, in nome della solidarietà con un popolo e una terra che non conoscono per nulla".
La presidente è anche ritornata sugli scontri di Vicenza, “un'aggressione – ha detto - avvenuta in un clima d’irresponsabile legittimazione dell'odio, di distorsione e abuso di concetti e principi costituzionali”. “Nell'Italia che si avvia alla celebrazione del Giorno della Memoria il prossimo 27 gennaio, - ha aggiunto - con la campagna elettorale per le Europee già iniziata, parte la caccia all'ebreo-israeliano o all'israeliano-ebreo, e questo dopo lo sdoganamento del saluto romano”. “Due gesti violenti – ha concluso - l'ostentazione del saluto romano e la caccia all'ebreo, protetti dalle libertà costituzionali mentre a rischio diventa la vita di chi cammina con la kippah sulla testa o una stella di Davide al collo, chi partecipa a una fiera”.
Alessandro Martegani