"La Cina si oppone alla denigrazione e al sabotaggio dell'iniziativa", così come al "confronto tra blocchi". È stato questo il commento del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, alla decisione dell’Italia di lasciare la “Belt and Road Initiative”, progetto noto come la “Nuova Via della Seta”.
La richiesta formale di abbandonare il progetto era stata consegnata alcuni giorni fa, ma la notizia si era diffusa proprio alla vigilia della visita dei vertici dell’Unione Europea in Cina.
Wang, in quello che è stato il primo commento ufficiale della Cina sull’uscita dall’Italia, che fra l’altro era stato l’unico paese del G7 a entrare nel progetto nel 2019, ma che è anche l’unico al mondo ad uscirne, ha ricordato che 150 Paesi, "inclusa l'Italia", avevano partecipato a metà ottobre al terzo Forum dell’iniziativa, definita “un'iniziativa di successo e la più grande piattaforma al mondo di cooperazione tra Paesi”.
Di parere opposto naturalmente Giorgia Meloni, da sempre molto critica sulla decisione di entrare nel progetto assunta nel 2019 dal governo Conte, sostenuto da 5 Stelle e Lega: "Io – ha detto in un punto stampa dopo la visita ad Artigiano in Fiera a Milano- penso che si debbano mantenere e migliorare rapporti di cooperazione commerciale ed economica con la Cina ma che lo strumento della Via della Seta non abbia dato i risultati che erano attesi”.
Una posizione confermata anche dal ministro degli esteri Antonio Tajani, secondo cui l’accordo "non era vantaggioso per l’Italia in prospettiva perché Germania e Francia hanno avuto un fatturato superiore al nostro. Adesso vediamo come rafforzare il rapporto con la Cina ma già stiamo lavorando tanto con loro e c'è un partenariato strategico".
Di segno diverso naturalmente la posizione di Giuseppe Conte, presidente dei 5 Stelle che aveva materialmente siglato l’accordo: l’uscita dal progetto – ha detto - "è una decisione che si giustifica solo per ragioni ideologiche, fatta per compiacere altri che non sono le imprese italiane, che non possono essere certo contente di una mossa che riporta all'anno zero le relazioni commerciali tra il nostro Paese e la Cina, e che rischia di affossare il potenziale allargamento del mercato italiano e delle sue eccellenze”.
Alessandro Martegani